capitolo xxiv

Esercizi di consapevolezza

Osservare le sensazioni

La prossima volta che vi trovate imbottigliati nel traffico, o in fila a uno sportello, invece di lamentarvi (verbalmente o anche solo mentalmente) della vostra sorte, rallegratevi: avete finalmente trovato il tempo per meditare un po’!


Cominciate osservando semplicemente le sensazioni fisiche all’interno del vostro corpo. Se siete nervosi per via dell’attesa, è probabile che abbiate una sorta di “nodo” all’altezza dello stomaco, oppure che sentiate una parte del vostro corpo contrarsi. Osservate questa reazione, essendo consapevoli del fatto che è dovuta alla non accettazione di ciò che state vivendo qui e ora. Se resistete, se rifiutate la realtà, il vostro corpo, impotente, si contrae.


Terminata la situazione sgradevole, le tensioni superficiali scompariranno ma quelle profonde sono più difficili da rilasciare, e andranno a sommarsi a tutte quelle provocate dalla vostra reazione di resistenza o di avversione nei confronti di altri eventi (anche insignificanti, come la coda in mezzo al traffico) passati e futuri. Il risultato? Probabilmente avete un “punto debole” (il diaframma, il collo, la schiena…) sovraccarico, e questo eccesso di tensione in quel punto si manifesta sotto forma di disagio o di dolore. Eppure state bene, non c’è niente che vi turbi in questo momento. Ma il vostro corpo non riesce a smaltire tutte le tensioni in tempo reale e ve lo ricorda con un campanello d’allarme che, alla lunga, potrebbe sfociare in un disagio o in una malattia cronica.


Ogni volta che vi sentite contrariati, quindi, cercate di praticare questo esercizio: tornate a osservare, semplicemente, le reazioni del vostro corpo. In questo momento è come un bambino che fa i capricci: non accetta ciò che gli hanno detto i genitori, e quindi pesta i piedi violentemente. Non giudicatelo. Guardatelo con affetto e con tenerezza. Limitatevi a osservarlo e vedrete, piano piano, queste tensioni scomparire.


Potrete constatare che le tensioni del corpo appaiono in maniera automatica e che se reagite (urlando, suonando il clacson, litigando con gli altri automobilisti), le alimentate. Se invece vi limitate a osservarle in modo equanime, scompariranno così come sono arrivate.


Questo esercizio non vi ruba tempo, ma vi regalerà una grande consapevolezza. Utilizzatelo anche durante i capricci dei vostri bambini, allenandovi a osservarli con quella stessa equanimità che state imparando a esercitare su voi stessi. Aspettate che la tempesta passi. Offrite, eventualmente, un abbraccio o una spalla su cui piangere. Tutto sarà più semplice, una volta sgombrato il cielo da quei grossi nuvoloni neri.


Così facendo, non agiamo sull’evento all’origine del nostro disagio, ma sull’unica cosa che dipende da noi: la nostra reazione. Osservando le sensazioni, in primo luogo evitiamo di reagire d’impulso. Il secondo vantaggio è che lasciamo andare quelle tensioni che andrebbero a “intasare” il nostro corpo. Una volta scomparse queste tensioni, in molti casi non c’è più alcun bisogno di reagire. In caso contrario, siamo pronti a farlo in modo sereno e consapevole.