Introduzione

“La terra è intrisa di cielo,e ogni arbusto è incendiato in Dio.
Ma solo colui che sa vedere,si toglie le scarpe.
Gli altri passeggiano, e piluccano mirtilli…”
Elizabeth Barrett Browning
“Chi ha orecchie da intendere intenda”
Vangelo di San Luca 8,8

Chi sa non parla, chi parla non sa” diceva il saggio Lao-Tsu qualche migliaio di anni fa.


Andando avanti con l’età e con l’esperienza, ho potuto verificare la veridicità di queste parole.


Più si procede sulla strada della consapevolezza, più le parole diminuiscono e più ci si avvicina all’essenza. La via della consapevolezza è un cammino di “semplificazione”. Si impara a togliere tutto quello che non serve, che è zavorra inutile, e si conserva solo ciò che conta veramente, solo ciò che è essenziale per proseguire lungo la strada.


Si diventa così più leggeri, si acuiscono i sensi, si affina la percezione e si impara a vedere l’invisibile. Non è facile trasmettere agli altri il frutto di queste acquisizioni perché grande è il rischio di essere fraintesi, ma è un rischio che bisogna correre. Passare il testimone è un atto doveroso e indispensabile. È esattamente ciò che ho cercato di fare con il presente lavoro: un testo molto breve e conciso perché ridotto all’essenza, un testo non destinato a tutti ma a chi è in grado di “intendere”, perché ha già compiuto un tratto di strada; un libro scritto per chi è pronto e sa riconoscere il suo messaggio. E visto che, come diceva il poeta Gibran, nessuno può insegnarci nulla se non ciò che già sonnecchia nell’alba della nostra coscienza, le parole contenute in questo volume hanno il sacro compito di risvegliare ciò che è ancora avvolto nel sonno e di destare ciò che è in attesa di nascere. La parola chiama alla vita e fa rimembrare, cioè rimette al posto giusto ciò che è stato dimenticato. In questo caso si tratta di quella terza dimensione dell’architettura umana che è rappresentata dalla spiritualità o sacralità. Ne parlava Martin Luther King quando descriveva le condizioni per una vita completa: se la realizzazione di sé rappresenta la lunghezza della vita umana e “l’interesse fraterno per il benessere degli altri” la larghezza, l’altezza dell’umana esistenza viene identificata in quella “spinta verso l’alto, verso qualcosa di certamente più grande dell’umanità” che porta l’essere umano a varcare i confini del mondo materiale.


Si tratta di una dimensione ormai per lo più dimenticata nel mondo occidentale, sommerso dalla pseudocultura di massa, veicolata dai media, per la quale ciò che conta è la realtà fisica, tangibile, l’avere al posto dell’essere. Ma quando una cultura e una società perde il senso del sacro, inevitabilmente languisce e muore.


Riscoprire e recuperare la sacralità di momenti così essenziali per la vita di un individuo come il concepimento, la gravidanza, la nascita e l’allattamento, penso sia il primo passo da compiere per preservarci dall’estinzione e per costruire il nuovo mondo che siamo chiamati a edificare nei prossimi decenni.


La donna, in questo senso, è portatrice di una missione che possiamo a ragione definire “sacra”: è lei la depositaria dell’Annuncio, a lei è affidato l’incarico di fare da interprete e da “ponte temporale – come afferma la psicanalista Luce Irigaray – tra passato, presente e futuro” e da “ponte spaziale fra tutte le culture del mondo”1. Un grande onore e insieme una grande responsabilità. La donna, ogni donna – se vuole – è in grado di assolvere a questo compito. Per riuscirci nel migliore dei modi sarebbe bene che avesse accanto a sé un Giuseppe, pronto a sfidare la legge per proteggere la sua compagna e il bambino che porta in sé, pronto a disfarsi del peso delle convenzioni e a spogliarsi dei pregiudizi correnti per avvicinarsi alla sua sposa nell’intimità del silenzio, in quello spazio sacro che solo può generare Vita e Luce per tutte le genti.