CAPITOLO I

Sacralità del concepimento

“All’inizio era la Parola, e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio.
[…] E la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi”
Vangelo di San Giovanni, 1,1; 1,14

Il sesso è sacro. L’atto sessuale è il gesto più sacro che esista. Andrebbe compiuto in un tempio o davanti a un altare, in uno spazio di silenzio e bellezza che ispira al raccoglimento.


Il sesso è un trampolino di lancio verso la terza dimensione, quella dello spirito: la verticalità. È la via privilegiata per raggiungere il divino. Non è l’unico strumento per arrivarvi, lo si può fare anche attraverso la meditazione, ma è sicuramente la via più naturale e consona all’essere umano, quella inventata da Dio appositamente per lui.


L’uomo è fatto di parola e carne impastate insieme ed entrambe sono sacre. “Tutto è wakan” dicono gli indiani Lakota.


La carne è intrisa di spirito: la carne si fa spirito e lo spirito carne. Sono due realtà inscindibili, non esiste nessuna dicotomia. Dio si è incarnato nel Figlio, si è fatto uomo, “Dio si è fatto uomo perché l’uomo si facesse Dio”1.


Perché l’incontro della dualità avvenga – carne/spirito, uomo/donna, uomo/Dio – occorre però creare uno spazio di libertà: l’amore si nutre del terreno della libertà e può sopravvivere solo in uno spazio di libertà.