Questo breve testo, che sembra destinato a una cerchia limitata di persone – future madri e futuri padri – è in realtà rivolto a tutte le donne e a
tutti gli uomini “in attesa” di partorire se stessi. Imparare l’arte sottile del respiro consapevole, dell’ascolto dei messaggi del corpo, del
lasciarsi andare senza opporre resistenza all’intensità delle contrazioni; accettare il dolore del travaglio che permette il parto, significa
apprendere a poco a poco l’arte di vivere. Giacché la vita non è altro che una successione di nascite e riuscire a cogliere la sacralità della nascita
significa riuscire a percepire la sacralità della vita stessa.
Imparare ad accogliere il bambino fuori di noi significa apprendere ad accogliere il bambino divino che è in noi e che non vede l’ora di venire alla luce. Ritrovare la Sacra Famiglia – Maria, Giuseppe e il Bambino – dentro di sé permette di trovarla anche fuori.
In una parola, questo scritto è per chi sappia trasformare la nascita – e tutto ciò che ci sta attorno – in un’occasione di ri-nascita.