All’inizio l’ossitocina era conosciuta come ormone del parto e dell’allattamento, poiché è stato in quel
contesto che è stata scoperta per la prima volta. Con il tempo, tuttavia, io e i miei colleghi abbiamo individuato molti altri suoi ruoli, e abbiamo
scoperto che influenza entrambi i sessi in svariate situazioni. L’allattamento, comunque, resta tuttora un punto chiave e un campo abituale di
ricerca, dato che permette di osservarne gli effetti senza bisogno di somministrarla artificialmente.
Quando una donna, o la femmina di un altro mammifero, allatta, si avvia tutta una catena di eventi. La suzione stimola le mammelle, l’organo che produce il latte, e da lì partono gli impulsi nervosi che arrivano fino ai nuclei supraottico e paraventricolare nell’ipotalamo e provocano il rilascio di ossitocina nel circolo sanguigno. L’ossitocina, trasportata dal sangue, raggiunge le cellule mioepiteliali, che circondano le cellule produttrici di latte delle mammelle. Sotto effetto dell’ossitocina esse si contraggono e letteralmente spremono fuori il latte.
Si tratta di un’azione riflessa che, se la stimolazione da parte del bambino avviene con sufficiente frequenza, diventa un riflesso condizionato frutto dell’apprendimento. Per tale motivo, a questo punto, alla madre basta vedere il bambino, sentirlo piangere o semplicemente pensarlo, per percepire subito i seni turgidi, pieni di latte e a volte perfino gocciolanti.
Questo riflesso condizionato si osserva anche negli animali. Quando una mucca viene munta ogni giorno dalla stessa persona, la sua semplice comparsa o il rumore del secchio metallico possono essere sufficienti per far scendere il latte.
Durante la poppata, l’ossitocina provoca anche altri effetti, che sono stati confermati grazie alla somministrazione di un antagonista dell’ossitocina, ovvero di una sostanza che ne occupa i recettori e quindi ne blocca l’azione. In mancanza di recettori liberi, l’ossitocina non può legarsi e possiamo osservare quali effetti non si manifestano più.
Come abbiamo visto in precedenza, quando la femmina di topo allatta la temperatura della pelle della parte del corpo a contatto con i cuccioli aumenta. Allo stesso modo, una donna sente più caldo al petto quando allatta, poiché l’ossitocina dilata i vasi sanguigni cutanei in quell’area del corpo. La sopravvivenza di un bambino non dipende soltanto dal nutrimento, ma anche dal calore, dalle cure e dalla protezione. La maggiore temperatura del petto soddisfa uno di questi bisogni e, come vedremo in seguito, l’ossitocina svolge un ruolo anche nell’impulso materno a soddisfare gli altri due.