capitolo iii

Allattare oltre i primi mesi,
è facile o difficile?

Abbiamo detto che l’allattamento è innanzitutto una relazione d’amore, e non solo il modo normale di sfamare e dissetare il cucciolo umano. Questa relazione riguarda in prima persona la madre e il suo bambino, ma vi sono coinvolte anche altre figure: prima di tutto il padre, forse indirettamente le nonne, tanto più se si prendono cura del piccolo quando la madre è a lavoro… e poi esistono anche gli altri familiari, le amiche e gli amici, altri genitori con cui ci capita di parlare, eventuali articoli pubblicati su riviste più o meno specializzate e, in generale, i mass media, le consuetudini sociali, le pratiche commerciali, le politiche e le iniziative per l’allattamento… Tutti questi ambiti, come cerchi concentrici e parzialmente sovrapposti, si collocano intorno a mamma, bebè e padre e possono, in modo diretto o indiretto, condizionare non solo il modo in cui viene vissuta l’esperienza di allattamento ma spesso anche la durata.

Confrontarsi con le consuetudini e i valori culturali dominanti

Senza voler generalizzare o peggio fare “di tutta l’erba un fascio”, si ha a volte l’impressione di mettere al mondo i nostri figli in una cultura che, attraverso i suoi mezzi di comunicazione di massa, tende a trasmettere e a imporre valori legati al consumismo1. Pensiamo, ad esempio, ai bambolotti in vendita dotati già di biberon e ciuccio, alle valigette che vengono donate alle madri già in gravidanza o nei primi mesi dopo il parto, zeppe di materiale pubblicitario su prodotti che si vorrebbe far credere indispensabili per l’accudimento del bambino. Tutti questi oggetti portano a una sorta di dipendenza sottile, se non verso il prodotto specifico, verso la sua funzione nella vita di tutti i giorni. Si pensi, ad esempio, a tutta l’iconografia legata al neonato sempre rappresentato con biberon o ciuccio, alle pubblicità martellanti sulla salubrità dei cibi confezionati (omogeneizzati e affini) e, dopo, alle pubblicità pervasive di oggetti e giocattoli in fasce orarie pomeridiane, quando i bambini sono davanti alla televisione, oppure ancora, molto più semplicemente, agli scaffali ad altezza di bambino traboccanti di dolci e caramelle vicino alle casse del supermercato. I prodotti per bambini vengono poi presentati come puliti, trasmettendo implicitamente l’idea che invece le cose fatte in casa o il seno sono sporchi o meno igienici.