L’esperienza precoce di gusti diversi sembra associarsi all’accettazione di una maggiore varietà di alimenti
nelle età successive. Proporre ripetutamente cibi salutari, fin dai primi assaggi, influenza, insieme alla diversa sensibilità individuale per i
sapori, la scelta futura di un alimento piuttosto che di un altro. L’epoca dello svezzamento è quindi un periodo prezioso per l’apprendimento di buone
abitudini nutrizionali e per favorire il gradimento di alimenti sani con effetti duraturi nel tempo. I primi tre anni di vita rappresentano la
finestra di tempo entro la quale il bambino sviluppa le abilità relative all’alimentazione venendo esposto a consistenze e gusti differenti, incluse
le verdure amare. Un eventuale ritardo oltre questo periodo può determinare difficoltà negli anni successivi quali alimentazione selettiva, rifiuto
dei cibi solidi, pasti eccessivamente lunghi o alterazioni delle dinamiche comportamentali nel momento del pasto. L’introduzione degli alimenti solidi
ha un ruolo importante anche nella prevenzione delle malattie allergiche quali asma, dermatite atopica e allergia alimentare.
Nel corso degli anni le teorie sulla tempistica di introduzione hanno subìto profonde modifiche. L’evitamento nella dieta materna di cibi allergenici durante la gravidanza o l’allattamento e l’introduzione ritardata di tali alimenti nella dieta dei bambini dopo il primo anno di vita si sono dimostrati un mezzo inefficace di prevenzione e non sono più raccomandati.
Le linee guida attuali sottolineano come non ci sia evidenza che confermi l’idea secondo cui posticipare l’inserimento degli alimenti oltre il sesto mese di vita sia utile nella prevenzione delle allergie, neppure per gli alimenti considerati più allergizzanti, quali pesce, uova e arachidi, e questo varrebbe anche per i bambini ad alto rischio. Anzi, alcuni dati suggeriscono un aumento della possibilità di sensibilizzazione legato a una ritardata esposizione. Allo stesso modo, non ci sono prove che un’esposizione molto precoce, ossia prima dei 4 mesi di età a tali allergeni alimentari possa prevenire l’allergia alimentare sia nei neonati a rischio standard che in quelli ad alto rischio. Possiamo quindi introdurre progressivamente i diversi alimenti dai 6 mesi compiuti, in base alla stagionalità e alla disponibilità dei prodotti, alle capacità del bambino, alle abitudini familiari o culturali, possibilmente senza interrompere l’allattamento al seno. Continuare infatti l’assunzione del latte materno durante l’introduzione di cibi solidi aiuta ulteriormente a promuovere la tolleranza28.
Per quanto riguarda l’introduzione del glutine, il tempo di inserimento nell’alimentazione non sembra avere un effetto sul rischio di sviluppare la malattia celiaca. Ritardarne l’assunzione comporta il ritardo nella comparsa delle manifestazioni cliniche e quindi nella diagnosi. Pertanto, gli alimenti contenenti glutine possono essere introdotti insieme agli altri. Il consiglio è di alternare cereali con glutine a cereali senza glutine.