capitolo i

Il dolore del travaglio:
dove origina?

I meccanismi che provocano il dolore

Il travaglio è un periodo di tempo più o meno lungo in cui una serie di cambiamenti ormonali, neurologici e fisici preparano l’utero, e in particolare la cervice, all’espulsione del bambino.

Durante la gravidanza, infatti, il collo dell’utero rimane completamente chiuso e ha uno spessore di circa 3 centimetri per proteggere il nascituro durante la sua crescita e maturazione.


Al termine delle 40 settimane e comunque quando il nascituro sarà pronto ad affrontare la vita extrauterina, il collo dell’utero deve dilatarsi fino a circa 8-10 centimetri per permettere al bambino il passaggio verso il canale del parto.

Questa dilatazione deve avvenire per gradi e senza fretta, per non provocare danni ai tessuti materni, permettere al bambino di adattarsi al canale del parto e trovare gli spazi migliori per il suo passaggio.


È necessaria una forza che agisca dall’alto verso il basso sulla cervice provocandone la dilatazione, e questa forza è data dalle contrazioni uterine che spingono, ad ogni contrazione, il bambino verso la cervice.


Non è, però, la contrazione in se stessa che provoca il dolore. Piuttosto è la resistenza che essa incontra a livello del collo dell’utero che non è ancora dilatato, allungandolo, distendendolo e stirandolo verso il basso. La stessa forza provoca uno stiramento e una trazione dei legamenti che ancorano l’utero alle pareti circostanti, altra fonte di dolore. In particolare, vi è un importante legamento che fissa l’utero posteriormente alla zona del sacro, quindi nella parte bassa della schiena, ed è la sua trazione, durante la contrazione, che provoca quel tipico dolore lombare che molte donne accusano in travaglio.


La contrazione, infine, esercita una trazione sulle tube di Falloppio e può provocare una compressione da parte dell’utero sulla vescica, che si trova subito davanti all’utero, e al retto, subito dietro, altre fonti di sensazioni fastidiose o dolorose.