CAPITOLO XV

Allattamento e contaminanti ambientali1

Esposizione alle sostanze inquinanti presenti nell’ambiente

L’uso diffuso di pesticidi e concimi chimici, l’alimentazione a base di prodotti industriali pieni di coloranti, conservanti e altri addittivi, l’incenerimento dei rifiuti e i processi industriali fanno sì che oggi tutti noi viviamo in un mondo inquinato da sostanze tossiche. La pericolosità di queste sostanze e il loro progressivo accumulo nei terreni, nelle falde acquifere e quindi nella catena alimentare sono temi di grande attualità, su cui una certa consapevolezza è sorta già nei primi anni del ’900 e si è diffusa poi in modo crescente, specialmente negli ultimi 20-30 anni, anche a causa dei periodici disastri ambientali (come ad esempio quello di Seveso2). Nel contempo diventa sempre più pesante il bilancio in termini di malattie imputabili a cause ambientali, come: tumori, malattie del sistema immunitario ed endocrino, disturbi neurologici e comportamentali, diminuzione della fertilità maschile.


Le sostanze inquinanti risalgono la catena alimentare, e tendono ad accumulandosi nei cosiddetti consumatori finali, come l’uomo. L’organismo non elimina del tutto queste sostanze, ma anzi le “tiene da parte” accumulandole in un bagaglio che tende a crescere nel tempo e che in gergo viene definito “body burden”, ossia “fardello corporeo”. Diventa immediato il fatto che i bambini, oltre ad essere esposti agli inquinanti attraverso l’ambiente in cui vivono, ricevono una “dose supplementare” di inquinanti dalla madre durante la vita intra-uterina e con l’allattamento; forse è meno noto il fatto che questo avviene anche prima del concepimento, attraverso lo sperma paterno3. Sono proprio le esposizioni pre-concepimento e pre-nascita quelle più pericolose, in quanto le sostanze inquinanti vanno a interferire nelle delicate fasi dello sviluppo embrionale e fetale.