CAPITOLO I

Mangiare sano, mangiare tutti

Sguardi sul cibo

Mi piace camminare dentro una cosa giusta, una buona regola.
Sadia Khudaldi

L’arrivo di un bambino fa sorgere nuove domande, induce nuove aperture. Non c’è aspetto del quotidiano sul quale la fragilità del neonato non getti la luce di una differente consapevolezza. “Avere figli… è stato come passare dal cinema in bianco e nero al cinema a colori”, ha detto il poeta Fabio Pusterla1: “Lo sguardo dei bambini mi ha mostrato un mondo molto più complesso e variegato di quello che io conoscevo”.


È uno sguardo che ci interroga sull’assurdo: delle ingiustizie e delle guerre, delle sopraffazioni e dell’indifferenza, ma anche dell’aria grigia che si respira, degli asfittici parchi dove si va a passeggiare, delle automobili che falciano i pedoni, del cibo plastificato di cui sempre più ci nutriamo.


Tuttavia, non sempre alle tante domande siamo capaci di far seguire azioni coerenti. Lentamente, insieme alla crescita dei figli, tornano le vecchie abitudini, spesso di comodo, e gli interrogativi dei primi tempi sbiadiscono come le fotografie del tempo che fu. Se prima ci infastidivano le automobili, adesso portiamo nostro figlio a scuola in macchina; se ieri volevamo cibo di prima qualità, adesso riempiamo senza problemi il freezer di congelati e precotti. Eppure i bambini portano con loro l’energia necessaria al cambiamento: perché allora non afferrare l’occasione della nascita (che è del bambino, ma anche di noi come genitori) per ripensare al rapporto che intratteniamo con questa casa comune che è la Terra?


Attorno al cibo si muovono emozioni e vissuti che hanno a che fare con la nostra storia, che è una storia individuale ma anche familiare e sociale, fatta di convinzioni morali o religiose, di una più o meno consapevole filosofia di vita, di un più o meno ricco immaginario. Per rendersene conto basta pensare a quanto è mutata la percezione di alimenti quali il latte intero o il burro, un tempo ingredienti importanti dell’alimentazione infantile, o a quanti genitori italiani si oppongano all’inserimento di menù etnici nelle mense scolastiche2. Nella preparazione di un piatto, anche di una semplice pappa di farina di avena e brodo vegetale, oltre alla qualità degli ingredienti (come è stata coltivata l’avena, da dove vengono le verdure scelte per il brodo e così via), entra infatti in gioco la cultura degli ingredienti, ossia la ricetta vera e propria, un tempo condensato di saperi antichissimi.