CAPITOLO V

A tavola tutti insieme

Giulia, quattordici mesi, è seduta insieme ai grandi grazie a un seggiolone attaccato al tavolo. Le sue mani cercano di afferrare forchette, coltelli, il piatto, il bicchiere colmo di vino del papà. Ascolta le voci, si gusta gli spaghetti uno a uno, indica animatamente il pane. Per lei ogni pranzo è una festa e trasmette questa allegria a tutta la famiglia. Ma può mangiare quel che mangiano i grandi?


Come abbiamo avuto modo di accennare nel secondo capitolo, la risposta è sì: basta porre attenzione a quel che mangiamo noi. Anzi, la presenza dei figli ci sostiene nelle scelte alimentari fatte all’inizio dello svezzamento. Come ben sa chi ha già figli grandi, alla lunga non è possibile offrire ai bambini cibi diversi, speciali, anche se siamo convinti che facciano loro bene. I bambini non possono comprendere una simile separazione, né tanto meno accettarla. Vogliono essere come gli altri membri della famiglia e dare loro piatti speciali, cioè sani, è il modo più sicuro e rapido di fargli odiare per sempre la cosiddetta cucina naturale. Certo, il passaggio dagli gnocchi e dai budini alle consistenze decisamente più solide, sarà graduale e aiutato (bastano una forchetta e una mezzaluna per tritare le pietanze dei grandi), così come lento deve essere l’inserimento di nuovi alimenti, verificandone la tollerabilità attraverso le feci, il sonno, la pelle, l’alito. Ma questi sono princìpi validi sempre, come abbiamo visto.