L’adulto deve dare e fare quel tanto che è necessario affinché il bambino possa utilmente agire da solo: se fa meno del necessario, il bambino non può agire utilmente; se l’adulto fa più del necessario, e perciò si impone o si sostituisce al bambino, spegne i suoi impulsi fattivi.
M. Montessori
Nelle righe dell’introduzione mi proponevo di scrivere pagine cariche di ottimismo, propositive, per pensare a una scuola dove imparare, insegnare e vivere meglio. In molti dei capitoli ritorna però la disillusione nei confronti della scuola tradizionale per come si presenta in troppi contesti, per quei limiti troppo poco riconosciuti come tali, per la difesa a oltranza del sistema, “nonostante tutto”.
I fari accesi da eccezionali uomini e donne di scuola, la loro capacità di proporre strade diverse, di connettersi con il cuore e con la testa ai bisogni dei bambini e dei ragazzi sono sempre stati per me la bussola per non perdermi in mezzo a circostanze in cui è invece facile smarrire lo spirito con cui ci si è messi in viaggio; tuttavia dobbiamo ammettere che le esperienze individuali più visionarie hanno richiesto e richiedono quasi sempre un’uscita dal sistema (qualunque esso sia) e la rinuncia a tentare un cambiamento più graduale dal suo interno.
Per questo la scoperta, qualche anno fa, dell’esistenza di una rete di scuola attivata da un “normale” dirigente scolastico (definendo con l’aggettivo non la qualità di contenuto e di competenze, evidentemente fuori dall’ordinario, ma la sua collocazione formale), in un “normale” Istituto Comprensivo italiano, mi ha lasciato davvero a bocca aperta, quasi pronta a fare le valigie, se la famiglia lo avesse permesso!
Ancora di più, a distanza di circa un lustro da allora, la verifica che il modello delle scuole Senza Zaino si sia diffuso in modo esponenziale mi permette di poter qui confemare la fiducia in un sistema certo fragile, ma che ha ancora al suo interno spazi e risorse umane per poter ripensarsi e ripartire secondo logiche e prassi significative.