capitolo xii

Maria montessori:
l'educazione come processo naturale

Un buon educatore, colui che non costringe ma libera, non trascina ma innalza, non comprime ma forma, non impone ma insegna, non esige ma domanda, passerà insieme ai bambini molti momenti esaltanti.
J. Korczak

Novembre 2012, la mia secondogenita ha appena un mese di vita; sul divano di casa passiamo insieme parecchie ore tra allattamento a richiesta, nanna sua e finestre sulla vita esterna che il web mi permette di aprire.

La guardo, penso al suo futuro, a quello della sorellona di tre anni e un po’ anche al mio di insegnante, formatrice, donna, mamma sempre in cerca di risposte più vere e calzanti, o forse solo più coerenti con l’orizzonte ideale che ho sempre davanti, nonostante l’età che avanza consiglierebbe di fare la pace con mediazioni e compromessi.


La questione educativa, dopo la nascita delle mie bimbe, si è fatta più profonda e sostanziale: se il principio di realtà aveva trovato un suo spazio nel mio lavoro a scuola, compensato da quello che come formatrice potevo esprimere più liberamente, come mamma è diventato per me fondamentale pensare e realizzare una scuola che non si sottragga al dovere di dare risposte autentiche e competenti ai bisogni cognitivi e affettivi dei bambini.


E così, mentre guardo la mia ultima nata che sonnecchia vicino a me, penso che è davvero ora di riaprire gli orizzonti, senza cautele e senza vincoli predeterminati. Che scuola voglio per le mie figlie e anche per me?


L’attrazione per l’istruzione familiare e ancor più per le scuole libertarie è molto forte, ma nel leggerne le esperienze continuo a inciampare nel riferimento a un approccio e a materiali montessoriani; provo allora a capire meglio se quelle che io ricordavo come scuole d’élite con un metodo didattico simpatico ma piuttosto antiquato sono altro da questo.


E mi si apre un mondo: leggo di uno sguardo attento e limpido sul bambino, di risposte a quelle domande pedagogiche sempre inevase, di scelte operative che traducono i princìpi in vita vissuta, in scuola che orienta perché ha una bussola funzionante e leggo che questo è possibile realizzarlo nella scuola pubblica… la quadratura del cerchio, forse!


Mi presento a distanza di pochi giorni dal dirigente scolastico della mia scuola di servizio il quale, di fresca nomina, neppure mi conosceva; gli propongo di dare un’occhiata ad alcune pagine che riassumono i princìpi del metodo e le possibilità di attivare sezioni e classi che lo adottino. La sua adesione è immediata e nell’arco di pochissime settimane si mette in moto una macchina che mi rapisce per la velocità con cui si muove: mi trovo, dopo un paio di incontri nel territorio dove vivo, a ricevere centinaia di mail di insegnanti, educatori, genitori interessati a formarsi, essere parte attiva, iscrivere i propri figli… dopo pochi mesi si contano più di duecento persone, in un auditorium strapieno, per capire meglio se questo percorso è davvero quello che desiderano intraprendere e in cui desiderano impegnarsi per qualche anno.


A settembre 2013, a meno di un anno di distanza da quel pomeriggio di novembre, prendono avvio due corsi di formazione con 100 iscritti mentre sette istituzioni scolastiche si costituiscono in rete per avviare dal settembre successivo una sperimentazione nelle scuole dell’infanzia e primarie di loro competenza. Con le iscrizioni di febbraio 2014 più di 200 famiglie scelgono sezioni o classi di scuola pubblica e gratuita a sperimentazione Montessori.


Ci sono luci e ombre in questa esperienza, resistenze e timori, entusiasmi e aspettative da gestire, risorse da trovare e trasformazioni più complesse di quanto ci si aspetterebbe, ma di certo oggi posso dire di aver toccato con mano una domanda diffusa in un territorio come questo, di confine, poco esposto a mode e suggestioni metropolitane. Una domanda di ascolto dei bambini, di messa in discussione della scuola tradizionale sia da chi la scuola la fa sia da chi ne usufruisce, una domanda di strategie e di approcci educativi che rendano l’apprendimento più autentico, senza mortificare la curiosità e la motivazione ad imparare dei bambini.


Qui raccontiamo allora non tanto di questa, per molti versi eccezionale, esperienza di attivazione di un vero distretto montessoriano nel raggio di alcune decine chilometri di territorio ma dei princìpi e delle pratiche educative e didattiche a cui corrispondono in questi mesi tanti gruppi di genitori in tutta Italia che al metodo centenario di Maria Montessori vorrebbero affidare l’istruzione dei propri figli.


È il racconto anche di ciò che ho imparato grazie alla collaborazione e amicizia con i formatori e gli esperti di Fondazione Montessori Italia (vedi box), persone in cui ho subito riconosciuto la mia stessa passione e voglia di pensare in grande per i piccoli, di muoversi con un orizzonte davanti senza smettere di guardarsi intorno. Sto condividendo con loro questa ultima parte del mio percorso professionale e umano, e dopo quasi due anni mi capita ancora di stupirmi sentendo le grandi affinità che ci uniscono.