di Maria Montessori
A proposito di pace
A Nizza lei parla di pace e di educazione. È la prima voce autorevole in questo secolo a collegare esplicitamente i due concetti, nella convinzione che la radice antica, ma sempre rinnovata, dei conflitti umani, grandi e piccoli, sia nella lotta originaria tra adulto, che non capisce i bisogni del bambino, e questi che è costretto ad adeguarsi a richieste e a ritmi che gli sono del tutto estranei, dunque nella incapacità dei grandi di rispettare i diritti dei piccoli, come degli adolescenti. Da sottolineare che Montessori non parla mai di educazione alla pace, come usa dire oggi, ma di educazione e pace, quasi a sottolineare il loro essere vie parallele strettamente connesse e non l’ennesima disciplina da imparare in un clima scolastico essenzialmente violento. La pace non è pura e semplice alternativa alla guerra o “materia” da insegnare, ma condizione di vita e di relazioni umane nel percorso individuale di crescita.
La conferenza è tanto significativa che l’autorevole Bureau International d’Education, il BIE di Ginevra, ne stampa la traduzione in francese e la diffonde attraverso i suoi canali. Sarà la prima di una serie, oggi raccolta nel volume Educazione e pace: sul tema la Montessori parlerà ancora nel ’36 a Bruxelles per il Congresso europeo per la pace, nel ’37 a Copenaghen in occasione del VI Congresso Internazionale Montessori con la conferenza conclusiva nella sede del parlamento danese, e ancora, sul finire dello stesso anno, ad Amersfoort, presso Utrecht. L’ultima è del ’39, presso la World Fellowship of Faiths, l’Associazione Mondiale delle Fedi.
Ma non sono solo queste conferenze a farla riconoscere paladina del pensiero pacifista: l’intera sua opera – dall’attenzione al neonato fino all’adolescente perché cresca con il senso di responsabilità e di appartenenza nei confronti della Terra e dell’umanità – è lavoro di pace, basato sull’osservazione di bambini di popoli diversi, sull’atteggiamento di ricerca e sul rigore scientifico di fronte ai fenomeni psichici, individuali e sociali, segnati da uno spirito di tolleranza e di apertura, davvero insoliti per quei tempi.
Un serio riconoscimento alla sua opera le viene dalla ripetuta candidatura al premio Nobel per la Pace, avviata per la prima volta nel 1949. Respinta, venne riproposta, ma senza esito, ancora nel ’50 e nel ’51. Una precisazione da noi richiesta a Camillo Grazzini e da lui sollecitamente inviataci – dice quanto segue:
Sulla stampa italiana del giugno del ’49 si indicavano come temibili concorrenti di Maria Montessori due istituzioni sostenute dal mondo anglosassone: la Croce Rossa Internazionale e la Fondazione Bernadotte. Come qualcuno scrisse: “Nessuno ignora le benemerenze di queste due istituzioni. Ciò non significa però che esse abbiano dato un contributo alla causa della pace; anzi, ambedue presuppongono l’esistenza della guerra e vivono in funzione di essa (…). La Montessori è in altra condizione, la Montessori ‘crea la pace’.
Comunque il Comitato Norvegese per il Nobel, delegato ad assegnare il premio ‘a coloro che avranno fornito il maggior beneficio all’umanità nel campo della pace’ lo dette nel 1949 all’inglese John Boyd Orr, primo direttore generale della FAO; nel ’50 a Ralph Johnson Bunche, americano, esperto in scienze politiche; nel ’51 a Léon Jouhaux, sindacalista francese“.