di giovanna Ravelli55
Per i diritti delle donne
La scelta di uno studio biografico su Maria Montessori muove dall’esigenza/desiderio di indagare lo sviluppo di una vita e di un’opera, per rilevarne i caratteri fondamentali alla luce della specificità femminile. Tale scelta si riconosce e trova significato nell’impegno del movimento delle donne nel tracciare una storia e una cultura che dia voce alla specificità e all’autonomia femminili. Ricostruendo la vita, le scelte, le attività, le opere di Maria Montessori, la curiosità diventa via via coinvolgimento e passione e fa emergere un profilo di donna sicuramente grande ed eccezionale. Tutta la sua vita privata è coperta da una sorta di riservatezza, per cui ciò che si può esplicitamente cogliere in questo ambito è davvero poco: una giovinezza segnata dalla determinazione a voler percorrere la propria strada, la ferma decisione per gli studi di medicina – carriera a quel tempo del tutto anomala per una donna – un figlio avuto da nubile all’età di ventotto anni.
Sul versante pubblico, invece, le notizie sono ben più ampie: l’attività nell’ambiente scientifico/medico, l’immersione nelle grandi questioni del suo tempo, come quelle delle donne, degli handicappati, degli emarginati, e una sorta di “missione” per la questione dell’infanzia che la rende subito famosa in tutto il mondo.
Non è dunque possibile trattare fatti e vicende in modo oggettivo, ma dietro ad essi è possibile leggerne i processi, le scelte, i conflitti. E sono proprio questi che, alla fine, fanno emergere l’autenticità di una donna, oltreché di una scienziata e di una educatrice. Se da una parte Maria Montessori è riuscita ad essere una grande protagonista del suo tempo e a portare avanti con dignità, fierezza e consapevolezza il suo progetto, dall’altra appare il dramma interiore di questo “farsi avanti”: la fatica a ritagliarsi uno spazio intellettuale e personale, soprattutto nel nostro paese.
Sembra addirittura che questo conflitto sia presente ancora oggi, a mezzo secolo dalla sua morte, se consideriamo le resistenze e le difficoltà a dare pieno riconoscimento al suo impegno e alla sua figura. Le critiche da parte della comunità scientifico-pedagogica si sono appuntate di volta in volta sugli aspetti metodologici-didattici o sulle debolezze nell’impianto filosofico o ancora sulle scelte “di campo”, senza mai cogliere la portata generale della trasformazione, implicita nel suo pensiero. D’altro canto i dati biografici, scarsi e frammentari, sono stati spesso semplificazioni, coperture, forse rifiuto a considerare una complessità che mette in luce anche i disagi e le contraddizioni.