Il viso della signora è in così aspro contrasto con le “cose del mondo d’oggi”, da insospettire chiunque cerchi un medesimo stile nel personaggio e
nelle figure di sfondo. I suoi capelli, forti, fini e bianchi salgono a onda verso la nuca, lasciando scoperta un’ampia fronte quasi maschile: le mani,
lunghe e forti, sebbene gualcite dal tempo, se ne stanno ai due lati di lei, mobilissime, in punta a due braccia quasi inerti; i suoi occhi fermi e
penetranti si addolciscono di continuo velandosi fino al punto di perdere lo sguardo.
Questa donna predica da molti anni che bisogna liberare i bambini dalla servitù millenaria in cui giacciono. “Ciascuno di noi adulti, dice in sostanza
la signora, è figlio del bambino che lo ha preceduto!”.
Spesso siamo figli di ignoti o di nessuno, perché il bambino che portava il nostro nome dieci anni prima che avessimo vent’anni, era così poco libero da
non poter contare per una vera e propria persona. I grandi fanno le rivoluzioni, sanciscono i diritti dell’uomo, ma i bambini, come potranno imporre la
loro carta dei diritti? Saranno mai in grado di compiere una rivoluzione?
Quando si acquista la capacità di unire le proprie forze in una ribellione universale, il ventunesimo anno è già scoccato e si è ormai dalla parte degli
adulti oppressori.
Bisogna liberare l’uomo fin dalle sue radici che si sprofondano nei giorni dell’infanzia! Ecco ciò che raccomanda la signora Montessori, e le scuole
Montessori sorgono in tutte le parti del mondo, in America, in Europa, in Cina, in Africa, dal seme di questa semplice verità.
Libertà individuale, personalità, fantasia, genio… come suonano strane queste parole, pronunciate nella miserabile Europa che da trent’anni chiama geni
soltanto i tiranni.