PRIMA PARTE - Allattamento e accudimento

5. I principi base dell’allattamento

Gli ormoni


La produzione del latte è regolata da tre ormoni: la prolattina, il FIL e l’ossitocina.


La prolattina, che viene prodotta dall’ipofisi anteriore, comincia ad aumentare già nella prima metà della gravidanza per poi subire un rapido incremento dopo il parto, per il calo del progesterone e, soprattutto, per effetto della suzione del bambino. La prolattina agisce sui galattociti (le cellule della ghiandola mammaria) stimolando la produzione del latte che, quindi, è regolata dalla suzione del bambino (meccanismo domanda-offerta) e dallo svuotamento del seno attraverso il secondo ormone prodotto localmente nella ghiandola mammaria, il FIL (Feedback Inhibitor of Lactation, inibitore retroattivo dell’allattamento).


Il FIL aumenta quando la mammella è piena e inibisce la produzione del latte; diminuisce quando la mammella viene svuotata, con conseguente riattivazione dei galattociti (le cellule che producono il latte). In pratica, la prolattina stimola la produzione del latte, ma il FIL la inibisce se la mammella non viene svuotata adeguatamente. È quindi controproducente lasciare attaccato il bambino al seno per un tempo determinato (chi dice 10 minuti, chi 20 minuti per lato), come ancora affermano molti operatori sanitari. In realtà, è importante che a ogni poppata il bambino resti sulla stessa mammella fino a quando lo desidera, al fine di svuotarla completamente. Questa pratica permette al bambino di prendere anche la parte finale del latte, più ricca di grassi, nutriente e saziante, e di far riempire velocemente la mammella, evitando l’intervento del FIL. La produzione del latte si adatta, in genere, alle richieste del bambino.


Il terzo ormone è l’ossitocina, un ormone di natura proteica che agisce in prevalenza sull’utero e sulle mammelle. La sua funzione principale è quella di stimolare i muscoli lisci dell’utero e di farlo contrarre dopo il parto riducendo il rischio di emorragie. Ma anche di far contrarre, durante la poppata grazie alla suzione del bambino, i muscoli che circondano i dotti galattofori favorendone la fuoriuscita (riflesso di eiezione). L’ossitocina, inoltre, promuove l’accudimento materno e favorisce la socialità e l’unione1 e, per questo, è anche noto come “ormone dell’amore”, attivo (secondo le ricerche di Michel Odent2 e come confermato poi dalle neuroscienze contemporanee3) anche durante i rapporti sessuali.


Durante il travaglio e il parto, questo neurotrasmettitore stimola le contrazioni delle fibrocellule muscolari lisce dell’utero, favorendo così l’espulsione del feto. Dopo la nascita del bambino, il livello di ossitocina non scende, ma continua ad essere alto per dar luogo alla montata lattea. Grazie alla sua presenza, al contatto pelle a pelle e all’olfatto, si rafforza il legame madre-bambino. L’ossitocina, a differenza dalla prolattina, è sensibile a stimoli psichici o fisici durante l’allattamento: un dispiacere, uno spavento, la fatica, lo stress possono bloccare la secrezione di ossitocina e ostacolare la fuoriuscita del latte. Allo stesso modo, sentir piangere il neonato o semplicemente toccarlo o guardarlo può aumentare la sua produzione. Michel Odent la chiama “ormone timido” perché, per dare il meglio di sé, richiede intimità e tranquillità, condizioni che gli umani per migliaia di anni hanno ricercato, sia per fare l’amore che per partorire.


Potranno esserci momenti in cui la produzione lattea non starà al passo con le aumentate necessità del bambino. In questi casi, sarà lo stesso bambino a stimolarne la produzione aumentando la frequenza delle poppate.


Ancora oggi molti operatori consigliano erroneamente di dare, in questi momenti (scatti di crescita), aggiunte di latte di formula: “il suo latte non è più sufficiente!” ignorando e/o negando le competenze del bambino e della mamma, che hanno tutte le capacità per incrementare la produzione del latte, quando questo non basta più.