SECONDA PARTE - L'introduzione di cibi solidi e semisolidi

20. Acqua minerale o del rubinetto?

di Franco De Luca

Con l’alimentazione complementare solida e semisolida, il bambino inizierà a bere l’acqua e, avendo già acquisito (intorno ai 12 mesi) la competenza di chiudere le labbra sopra il margine della tazza o del cucchiaino, non avrà più necessità di utilizzare il biberon.


Nelle riviste che spesso arrivano alle mamme facendo pubblicità più o meno occulta a prodotti mostrati come indispensabili per allevare bene il proprio bambino (e spesso totalmente inutili se non dannosi come i lettini con le sbarre), non mancano mai consigli che invitano a preferire acqua in bottiglia a quella che normalmente esce a bassissimo costo dai rubinetti delle nostre case. Acque minerali indicate sempre come fonte di salute e addirittura di bellezza.


Poiché, salvo rari casi, non si conosce la composizione e non si ha alcuna informazione sulla qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa, molti genitori sono portati a pensare che questa non abbia nessuna delle proprietà vantate dalle acque in bottiglia e la si guarda con sospetto.


Altroconsumo (una delle più importanti associazioni di consumatori in Italia), sulla scorta di anni di analisi e controlli fatti e pubblicati sulla loro rivista, afferma che l’acqua minerale non è migliore dell’acqua potabile.


La concentrazione di sodio, che la pubblicità di molte acque in bottiglia vanta come caratteristica vantaggiosa, non è in genere molto più bassa della concentrazione delle acque minerali. Addirittura alcune marche vantano di avere pochissimo sodio, che alla prova delle analisi risulta di poco più alto del dichiarato.


Il residuo fisso ideale, cioè la quantità dei vari sali disciolti (sodio, potassio, magnesio, cloruri, solfati, bicarbonati) a 180 °C (ovvero quanto rimane dopo aver fatto evaporare un litro d’acqua a quella temperatura) dovrebbe essere inferiore ai 500 mg/l.


Nelle inchieste condotte da Altroconsumo sulle acque potabili distribuite dagli acquedotti, nessun campione prelevato dal rubinetto superava i 700 mg/l: quindi l’acqua offerta dagli acquedotti è quasi sempre comparabile all’oligominerale in bottiglia.


Pertanto la qualità dell’acqua potabile offerta dalla maggior parte degli acquedotti comunali è buona. Sopravvalutare l’acqua minerale è poco ragionevole, tanto quanto diffidare dell’acqua dell’acquedotto, rigidamente e regolarmente controllata sotto il profilo igienico. Bere una o l’altra può essere una scelta legata al gusto, al sapore o alla voglia di bollicine. Per la salute, in particolare quella dei bambini, non esiste alcuna differenza con l’acqua del rubinetto, esiste invece un notevole risparmio.


Tale differenza di prezzo è in gran parte legata non all’acqua stessa quanto ai costi per la pubblicità, lo stoccaggio, la distribuzione e il trasporto.


Lo stoccaggio infatti rappresenta una criticità dell’acqua minerale in bottiglia rispetto a quella del rubinetto: mentre la prima, nel contenitore di plastica, può essere rimasta a contatto anche per lunghi tempi con fattori fisici non convenienti, la seconda è senza dubbio corrente e arriva direttamente dalla fonte.


L’acqua utilizzata per ricostituire il latte in polvere dovrebbe avere un residuo fisso molto basso, inferiore a 500mg/l; in tutti gli altri casi possiamo tranquillamente offrire anche ai bambini l’acqua del rubinetto purché la concentrazione dei nitrati sia molto bassa o meglio ancora assente, come avviene nella maggior parte delle città italiane in cui il valore, per questo parametro, è ben al di sotto del limite di legge.