“Pochi vitigni da vino hanno un gran numero di sinonimi, veri o falsi che siano, come il vermentino”: un incipit non proprio confortante per chi si appresta a tratteggiare il profilo storico di questa nobile varietà, eppure la frase è tratta dal capitolo dedicato al vermentino dell’opera Principali vitigni da vino coltivati in Italia, realizzata dal professor Raffaele Carlone nel 1964 per conto dell’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste.
A conferma della veridicità di tale affermazione è sufficiente ricordare che, quando il nostro Paese creò per la prima volta il Registro nazionale delle varietà di vite da vino, in ottemperanza a una disposizione comunitaria del 1968, vermentino, pigato e favorita furono iscritti nella stessa data, il 25 maggio 1970, con tre codici differenti, perché fino a quel momento erano considerati tipologie diverse tra loro. Per sgombrare il campo da eventuali dubbi, vent’anni dopo due ricercatori del CNR di Torino, Anna Schneider e Franco Mannini, pubblicarono uno studio genetico su tali varietà: mettendo a confronto la favorita coltivata in Piemonte con il pigato e il vermentino della Liguria, non rilevarono differenze significative tra i rispettivi profili del Dna.
Pure sulle origini del vermentino le ipotesi sono molteplici, tutte suffragate da circostanze assai plausibili, come quella che ne collocherebbe la provenienza dalla penisola iberica nel XIV secolo, al tempo della dominazione aragonese, e la diffusione nei secoli successivi in Corsica, Sardegna e lungo le coste di Provenza, Liguria e Toscana. La teoria oggi più accreditata è stata espressa dal professor Mario Fregoni: anche in virtù della conformazione del grappolo e dell’acino, si tratterebbe di un vitigno di origine mediorientale, che dall’Anatolia avrebbe toccato prima le coste turche e poi quelle del Mar Egeo; i Greci lo avrebbero quindi introdotto a Massalia, l’attuale Marsiglia. Da qui, grazie alla supremazia della Repubblica di Genova sul mare, avrebbe raggiunto tutta la restante fascia costiera della Francia e della Liguria, spingendosi infine nell’entroterra piemontese e nell’areale tirrenico di Toscana, Sardegna e Corsica.