Il tuo portale digitale per esplorare il mondo del vino

Scopri "Speaking of Wine", il portale esclusivo dedicato agli appassionati di vino e agli esperti del settore. Con una vasta selezione di riviste, monografie sui singoli vini, guide enologiche, manuali tecnici per la degustazione e persino romanzi tematici, il nostro portale è il luogo ideale per approfondire la tua passione per il vino.

Perché scegliere Speaking of Wine?

• Contenuti specializzati: una gamma curata di pubblicazioni autorevoli che spaziano da guide pratiche a saggi approfonditi, video educativi, interviste esclusive e infografiche dettagliate.
• Accesso facile e immediato: tutti i materiali sono facilmente accessibili in digitale, ottimizzati per una leggibilità eccezionale su ogni dispositivo — dallo smartphone al tablet, fino al desktop di casa o ufficio.
• Community di vino: unisciti a una comunità vibrante di amanti del vino, comunicatori e professionisti che condividono la tua stessa passione.

Un'esperienza di lettura innovativa Il nostro formato proprietario OLHOS elimina la necessità di zoomare o scorrere incessantemente per leggere il testo. Goditi la comodità di una lettura fluida e piacevole, perfetta per chi ama studiare il vino in metropolitana, in pausa caffè o nel comfort di casa propria prima di andare a letto.

Accessibilità garantita
Speaking of Wine rispetta gli standard dell'European Accessibility Act (EAA), garantendo che tutti possano godere delle nostre risorse senza barriere.

Naviga, scopri, degusta e acquista facilmente: seleziona tra l'acquisto di un singolo volume o l'abbonamento a serie esclusive

Le pubblicazioni dell'Associazione Italiana Sommelier arricchiscono ulteriormente la nostra offerta, fornendo corsi di qualificazione professionale per sommelier, master e seminari di approfondimento disponibili attraverso il nostro portale.

Acquistando i nostri contenuti, ottieni l’accesso a pubblicazioni digitali interattive, definite “Enhanced Books”, arricchite con elementi multimediali come audio, video e immagini interattive, per un’esperienza di lettura coinvolgente e immersiva.
È importante sapere che:

• Stai acquistando l’accesso esclusivo online ai contenuti; 
• non si tratta di un acquisto del file. 
• I contenuti non possono essere scaricati sul tuo dispositivo, ma sono fruibili esclusivamente tramite il nostro sistema di visualizzazione proprietario. 
• Non stai acquistando un libro cartaceo: tutte le nostre opere sono esclusivamente in formato digitale. 
• Puoi accedere alla tua libreria e leggere i volumi da qualsiasi dispositivo (computer, tablet o smartphone) con connessione a internet. 
• Per proteggere i contenuti e prevenire la diffusione non autorizzata, ogni utente può accedere alla propria libreria da un solo dispositivo alla volta. 
• I contenuti non sono utilizzabili su eReader come Kindle, Kobo o simili, a meno che non abbiano un browser e la possibilità di navigare su internet. 
• È possibile utilizzare i contenuti offline tramite la WebApp apposita.
• Non stai acquistando un ebook in formato PDF

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Negli ultimi anni il vino rosé ha guadagnato terreno in tutto il mondo, distinguendosi come una delle tipologie più dinamiche nonostante il calo generale dei consumi. Mentre rossi e bianchi tradizionali arretrano, i rosati continuano a erodere quote grazie al carattere fresco, immediato e trasversale che piace ai consumatori più giovani.

Secondo l’Osservatorio mondiale dei rosati (France Agrimer e Consorzio dei vini di Provenza), l’Italia è oggi il quarto Paese al mondo per consumo, con 1,1 milioni di ettolitri nel 2023, dietro solo a Francia, Germania e Stati Uniti.

A livello globale, nel 2023 si sono consumati circa 18,5 milioni di ettolitri di rosé, pari al 10% del vino mondiale. Pur segnando una lieve flessione rispetto ai picchi del 2019, il segmento mostra una resilienza superiore alla media: -1,7% annuo contro il -3,8% dei vini fermi tradizionali.

C’è un istante preciso, attraversando la valle di Yeghegnadzor, in cui l’Armenia sembra rivelare la sua essenza: aria sottile di montagna, vento asciutto, silenzi profondi e filari che disegnano il paesaggio come fossero incisioni antiche. È qui, nel cuore di Vayots Dzor, che la vite cresce da migliaia di anni e che la storia del vino si intreccia con quella delle persone che abitano questa terra.

A pochi chilometri dalla celebre grotta di Areni — dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la più antica cantina vinicola conosciuta, datata al IV millennio a.C. — sorgono oggi piccole aziende che stanno riscrivendo il futuro dell’enologia armena. Una di queste è Old Bridge Winery, nata a fine anni Novanta per intuizione di una famiglia del luogo, decisa a trasformare la tradizione in un progetto moderno ma radicato.

L’uva protagonista è l’Areni, varietà autoctona che cresce tra pietra calcarea, sbalzi termici marcati e un’altitudine che raggiunge i 1.600 metri. Un’uva coriacea, capace di maturare lentamente e di regalare vini che parlano di frutti scuri, spezie, tannini minuti e una freschezza che resiste al tempo. Old Bridge la vinifica sia in purezza sia in riserva, rispettando ritmi naturali, piccole produzioni e un’attenzione quasi artigianale alla qualità.

Ma in Armenia la cantina è solo una parte del racconto. Attorno ai vigneti si muove una comunità intera: famiglie che lavorano la terra, giovani che ritornano dopo anni all’estero, turisti che arrivano per camminare tra i filari, osservare la vendemmia o assaggiare vini che sanno di roccia e inverni lunghi. La vinificazione diventa così un modo per custodire identità, offrire lavoro, proteggere un territorio remoto e allo stesso tempo accogliente.

Quando lasci questa valle, non porti via soltanto una bottiglia: porti con te l’odore del pane cotto al mattino, il gusto amarognolo dell’Areni, l’eco delle storie raccontate dai vignaioli, la sensazione di un luogo che respira ancora al ritmo delle stagioni. L’Armenia è questo: terra e vino che parlano la stessa lingua, tradizione e futuro che camminano fianco a fianco. Una casa che si apre a chi sa ascoltarla.

La 34ª edizione del Merano Wine Festival si è conclusa confermando la sua natura di spazio d’incontro privilegiato per chi vive il vino. Oltre 8.000 visitatori e più di 3.000 operatori hanno animato un evento che, come sottolinea il patron Helmuth Köcher, “cresce nella qualità del pubblico”.

Dai banchi della degustazione emerge un sentimento condiviso: soddisfazione, ma con qualche riflessione. Riccardo Merlonghi (Tenuta La Massa) parla di “tante connessioni”, soprattutto sul mercato italiano, mentre per Riccardo Valentini (Vallepicciola) il weekend è stato “una bolgia bella”, ricca di appassionati e ristoratori. C’è però chi rileva un’affluenza leggermente minore rispetto al passato, pur mantenendo un livello alto dei visitatori.

Sul fronte delle tendenze di mercato, i produttori osservano una polarizzazione crescente: da un lato vini d’ingresso, dall’altro il lusso, con la fascia media in difficoltà. All’estero il passo non è uniforme: gli Stati Uniti procedono con cautela, mentre il Canada sorprende con dati in forte crescita.

Un punto mette d’accordo tutti: l’ospitalità. L’esperienza in cantina è sempre più centrale per educare il consumatore e costruire relazioni durature.

La 35ª edizione, in programma dal 6 al 10 novembre 2026, ripartirà da qui.

L’Italia conquista la scena nella “Vinous Top 100 Wines 2025” curata dal critico Antonio Galloni. Al primo posto si piazza il Chianti Classico Gran Selezione Vigna Il Poggio 2020 di Castello di Monsanto, storica azienda toscana guidata da Laura Bianchi e Giulia Cecchi.

Il podio è completato dal Syrah Graft 2024 di Van Loggerenberg Wines (Sudafrica) e dal Brane-Cantenac 2020 di Châteaux Brane-Cantenac (Francia). Galloni ha spiegato che la classifica “vuole catturare la diversità e il dinamismo del mondo del vino di oggi”.

L’Italia domina la Top 100 con numerose etichette:

• Etna Rosso San Lorenzo 2023 – Tenuta delle Terre Nere (n. 5)
• Barbaresco Riserva Asili 2021 – Produttori del Barbaresco (n. 7)
• Brunello di Montalcino Bassolino di Sopra 2019 – Pian dell’Orino (n. 16)
• Barolo Perno 2021 – Ca’ di Press (n. 19)
• Montepulciano d’Abruzzo Colle Vota 2021 – Tiberio (n. 21)

Completano la presenza italiana icone come il Valpolicella Superiore Monte Lodoletta 2019 di Romano dal Forno e l’Aglianico del Vulture Titolo 25° Anniversario 2021 di Elena Fucci.
Un risultato che conferma l’Italia come leader mondiale del vino d’eccellenza, sinonimo di qualità, eleganza e tradizione.

Dopo due annate difficili, la vendemmia italiana torna a sorridere nel 2025. Secondo le stime di Ismea, Assoenologi e UIV, la produzione si attesterebbe intorno ai 47,4 milioni di ettolitri, segnando un incoraggiante +8% rispetto al 2024.

Si tratta di dati ancora provvisori, raccolti a settembre, ma che restituiscono finalmente un quadro positivo dopo le difficoltà degli ultimi anni. Le cifre differiscono leggermente da quelle diffuse da Coldiretti e Legacoop Agroalimentare — che parlano rispettivamente di 45 e 44 milioni di ettolitri —, ma concordano nel delineare una vendemmia complessivamente buona.

Un risultato tutt’altro che scontato, considerando grandinate, ondate di calore e imprevisti climatici che ormai fanno parte, a pieno titolo, del “pacchetto viticoltore” di ogni annata.

Qui trovi ulteriori informazioni sulla vendemmia.

Negli ultimi anni il vino rosé ha guadagnato terreno in tutto il mondo, distinguendosi come una delle tipologie più dinamiche nonostante il calo generale dei consumi. Mentre rossi e bianchi tradizionali arretrano, i rosati continuano a erodere quote grazie al carattere fresco, immediato e trasversale che piace ai consumatori più giovani.

Secondo l’Osservatorio mondiale dei rosati (France Agrimer e Consorzio dei vini di Provenza), l’Italia è oggi il quarto Paese al mondo per consumo, con 1,1 milioni di ettolitri nel 2023, dietro solo a Francia, Germania e Stati Uniti.

A livello globale, nel 2023 si sono consumati circa 18,5 milioni di ettolitri di rosé, pari al 10% del vino mondiale. Pur segnando una lieve flessione rispetto ai picchi del 2019, il segmento mostra una resilienza superiore alla media: -1,7% annuo contro il -3,8% dei vini fermi tradizionali.

C’è un istante preciso, attraversando la valle di Yeghegnadzor, in cui l’Armenia sembra rivelare la sua essenza: aria sottile di montagna, vento asciutto, silenzi profondi e filari che disegnano il paesaggio come fossero incisioni antiche. È qui, nel cuore di Vayots Dzor, che la vite cresce da migliaia di anni e che la storia del vino si intreccia con quella delle persone che abitano questa terra.

A pochi chilometri dalla celebre grotta di Areni — dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la più antica cantina vinicola conosciuta, datata al IV millennio a.C. — sorgono oggi piccole aziende che stanno riscrivendo il futuro dell’enologia armena. Una di queste è Old Bridge Winery, nata a fine anni Novanta per intuizione di una famiglia del luogo, decisa a trasformare la tradizione in un progetto moderno ma radicato.

L’uva protagonista è l’Areni, varietà autoctona che cresce tra pietra calcarea, sbalzi termici marcati e un’altitudine che raggiunge i 1.600 metri. Un’uva coriacea, capace di maturare lentamente e di regalare vini che parlano di frutti scuri, spezie, tannini minuti e una freschezza che resiste al tempo. Old Bridge la vinifica sia in purezza sia in riserva, rispettando ritmi naturali, piccole produzioni e un’attenzione quasi artigianale alla qualità.

Ma in Armenia la cantina è solo una parte del racconto. Attorno ai vigneti si muove una comunità intera: famiglie che lavorano la terra, giovani che ritornano dopo anni all’estero, turisti che arrivano per camminare tra i filari, osservare la vendemmia o assaggiare vini che sanno di roccia e inverni lunghi. La vinificazione diventa così un modo per custodire identità, offrire lavoro, proteggere un territorio remoto e allo stesso tempo accogliente.

Quando lasci questa valle, non porti via soltanto una bottiglia: porti con te l’odore del pane cotto al mattino, il gusto amarognolo dell’Areni, l’eco delle storie raccontate dai vignaioli, la sensazione di un luogo che respira ancora al ritmo delle stagioni. L’Armenia è questo: terra e vino che parlano la stessa lingua, tradizione e futuro che camminano fianco a fianco. Una casa che si apre a chi sa ascoltarla.

La 34ª edizione del Merano Wine Festival si è conclusa confermando la sua natura di spazio d’incontro privilegiato per chi vive il vino. Oltre 8.000 visitatori e più di 3.000 operatori hanno animato un evento che, come sottolinea il patron Helmuth Köcher, “cresce nella qualità del pubblico”.

Dai banchi della degustazione emerge un sentimento condiviso: soddisfazione, ma con qualche riflessione. Riccardo Merlonghi (Tenuta La Massa) parla di “tante connessioni”, soprattutto sul mercato italiano, mentre per Riccardo Valentini (Vallepicciola) il weekend è stato “una bolgia bella”, ricca di appassionati e ristoratori. C’è però chi rileva un’affluenza leggermente minore rispetto al passato, pur mantenendo un livello alto dei visitatori.

Sul fronte delle tendenze di mercato, i produttori osservano una polarizzazione crescente: da un lato vini d’ingresso, dall’altro il lusso, con la fascia media in difficoltà. All’estero il passo non è uniforme: gli Stati Uniti procedono con cautela, mentre il Canada sorprende con dati in forte crescita.

Un punto mette d’accordo tutti: l’ospitalità. L’esperienza in cantina è sempre più centrale per educare il consumatore e costruire relazioni durature.

La 35ª edizione, in programma dal 6 al 10 novembre 2026, ripartirà da qui.

L’Italia conquista la scena nella “Vinous Top 100 Wines 2025” curata dal critico Antonio Galloni. Al primo posto si piazza il Chianti Classico Gran Selezione Vigna Il Poggio 2020 di Castello di Monsanto, storica azienda toscana guidata da Laura Bianchi e Giulia Cecchi.

Il podio è completato dal Syrah Graft 2024 di Van Loggerenberg Wines (Sudafrica) e dal Brane-Cantenac 2020 di Châteaux Brane-Cantenac (Francia). Galloni ha spiegato che la classifica “vuole catturare la diversità e il dinamismo del mondo del vino di oggi”.

L’Italia domina la Top 100 con numerose etichette:

• Etna Rosso San Lorenzo 2023 – Tenuta delle Terre Nere (n. 5)
• Barbaresco Riserva Asili 2021 – Produttori del Barbaresco (n. 7)
• Brunello di Montalcino Bassolino di Sopra 2019 – Pian dell’Orino (n. 16)
• Barolo Perno 2021 – Ca’ di Press (n. 19)
• Montepulciano d’Abruzzo Colle Vota 2021 – Tiberio (n. 21)

Completano la presenza italiana icone come il Valpolicella Superiore Monte Lodoletta 2019 di Romano dal Forno e l’Aglianico del Vulture Titolo 25° Anniversario 2021 di Elena Fucci.
Un risultato che conferma l’Italia come leader mondiale del vino d’eccellenza, sinonimo di qualità, eleganza e tradizione.

Dopo due annate difficili, la vendemmia italiana torna a sorridere nel 2025. Secondo le stime di Ismea, Assoenologi e UIV, la produzione si attesterebbe intorno ai 47,4 milioni di ettolitri, segnando un incoraggiante +8% rispetto al 2024.

Si tratta di dati ancora provvisori, raccolti a settembre, ma che restituiscono finalmente un quadro positivo dopo le difficoltà degli ultimi anni. Le cifre differiscono leggermente da quelle diffuse da Coldiretti e Legacoop Agroalimentare — che parlano rispettivamente di 45 e 44 milioni di ettolitri —, ma concordano nel delineare una vendemmia complessivamente buona.

Un risultato tutt’altro che scontato, considerando grandinate, ondate di calore e imprevisti climatici che ormai fanno parte, a pieno titolo, del “pacchetto viticoltore” di ogni annata.

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