Difficile non innamorarsi del Portogallo. Una piccola guida per bere bene e farsi conquistare dalla saudade

Difficile non innamorarsi del Portogallo. Una piccola guida per bere bene e farsi conquistare dalla saudade
Da luogo poco conosciuto a meta del turismo di massa – cominciato nel 1998, con l’Expo di Lisbona e il premio Nobel a José Saramago, e deflagrato negli ultimi dieci anni, l’epoca social – l’“esotico” Portogallo è oggi una tappa quasi alla moda. Al pari degli altri (costume, società, cultura, gusto, di cui è perfetto compendio), anche il mondo del vino sente l’influenza delle tendenze (c’è stato il momento dello Chardonnay in legno, del Nuovo Mondo, del Nero d’Avola, del Prosecco, degli orange wine, del naturale), ma, come un classico della musica o della letteratura, se c’è mai stato un caposaldo capace di resistere alle lusinghe delle voghe e alla volubilità del pubblico, questi è il Porto, il più famoso vino del Portogallo, di cui rappresenta, fin dal nome, quintessenza e veracità. Prodotto con una cinquantina di uve (ma le migliori sono sei: touriga nacional, tinta cão, tinta roriz, tinta barroca, touriga francesa, tinta amarela), è un rosso fortificato dalla storia millenaria, dalla stratificata fragranza, dal sapore perfetto.