Introduzione

Il vino è da sempre una delle mie ragioni di vita. Grazie a mio padre ho iniziato un percorso che mi ha portato a studiare una materia complessa, affascinante, una materia soprattutto dove la mia anima era parte essenziale per distinguere le apparenze dalla realtà, alla ricerca di ciò che è autentico. Esattamente come le donne di cui leggerete tra poco, che il vino lo producono, lo promuovono e lo comunicano mettendoci tutta la loro femminilità.

Questo libro nasce dalla volontà ben precisa di far conoscere le storie di alcune tra le “donne del vino” che stimo e ho avuto l’onore di incontrare attraverso i miei viaggi nel mondo enoico, storie che svelano le loro belle anime femminee, delicate, tenaci e intrise di vino nel dna. Sono solo alcuni dei racconti che mi piacerebbe narrare in futuro al punto che, con l’entusiasmo che mi contraddistingue, ho già in testa le tracce di un volume 2, 3, 4, chissà...


Questa certezza assoluta si rafforza mentre rileggo i miei appunti di momenti passati con molte donne del vino. Quei racconti emozionanti mi affiorano spesso alla memoria proprio quando sono intenta a degustare un loro vino. 

Da lunghissimo tempo ho la convinzione che, se il vino è maschile singolare, il mondo del vino è femminile plurale. La capacità delle donne di credere nel valore di squadra, la volontà di equilibrio nelle grandi famiglie del vino, la voglia di sfidare i pregiudizi e intraprendere carriere da sempre maschili o di reinventarsi una professione distante dalla formazione didattica le inducono frequentemente a percorrere strade impervie, lastricate di ostacoli, sempre con l’obiettivo di migliorarsi e migliorare. Portare avanti tradizioni di famiglia rinnovate nei contenuti, attuare progetti con idee che guardano anche all’estero e sfide con se stesse pur cercando di non perdere mai lo sguardo rivolto al passato, alle proprie radici, ai propri genitori o a chi aveva insegnato loro un mestiere. Donne del vino che hanno conciliato la professione con un equilibrio da funambolo gestendo la famiglia, la vita privata, in molti casi i figli. Cambi generazionali, visioni contaminate da esperienze disparate, il privato che a volte limita la professione ma fa vivere loro, con gioia, la condizione essenziale di “dama del vino”.


Ecco allora undici racconti di donne profondamente diverse tra loro che voglio citare, una ad una, ripensando all’esatto momento in cui ci scambiavamo confidenze, sempre davanti a un bel calice di vino.

Partiamo dalla Francia e in particolare da una terra a me molto cara, il Sauternais, a pochi passi da Bordeaux, con Sandrine Garbay, enologa di Château d’Yquem, celebre per produrre l’unico vino francese definito Premier Cru Supérieur. È una delle donne più note nel mondo del vino, che io conosco da molti anni e stimo per la sua positività, oltre che per la preparazione enologica. Nella stessa regione passiamo a narrare gli intrecci di vita di Julie Gonet-Médeville, figlia e nipote di storici produttori di Sauternes, rapita dal mondo del vino e decisa a investire la sua professionalità, tempo e denaro in quel settore.


Varcato il confine, dal Piemonte arriveremo fino alla Sicilia incontrando Anna e Valentina Abbona, mamma e figlia, tenaci condottiere della Marchesi di Barolo, un marchio conosciuto in tutto il mondo;Raffaella Bologna, enologa, proprietaria con il fratello di Braida, una delle più prestigiose cantine del Monferrato; Cristina Ziliani, donna di comunicazione e alla guida, con il padre e i fratelli, di una delle più importanti cantine di Franciacorta, la Guido Berlucchi; Camilla Lunelli, dama delle relazioni esterne e signora delle bollicine trentine di Cantine Ferrari; Marilisa e Silvia Allegrini, zia e nipote, le “donne dell’Amarone” e non solo, capitane di Allegrini Estates, un marchio di successo noto in tutto il mondo; Ginevra Venerosi Pesciolini, toscana, a capo di Tenuta di Ghizzano, con i suoi progetti di sostenibilità; Cecilia Leoneschi, l’enologa di Castiglion del Bosco a Montalcino, cantina meravigliosa immersa nella natura e nella filosofia bio; Susy e Caterina Ceraudo, sorelle, calabresi, che hanno conciliato cantina e cucina elevando l’azienda di famiglia e portando anche all’estero una porzione d’Italia ricca di sorprese; Silvia Maestrelli, una toscana sull’Etna per sfidare il pregiudizio maschile in una terra infuocata proprio con vini unici.


Ebbene, questo viaggio virtuale tra Italia e Francia si svelerà attraverso i racconti inediti di queste donne del vino. Sono i miei appunti di viaggi e di interviste, intervallati da emozionanti degustazioni con i vini, che terrò fra i miei ricordi più preziosi. Ho preferito evitare i tecnicismi, fondando il dialogo su un principio assoluto: il rispetto estremo dell’argomento “vino”. Narrazione e degustazione sono un binomio più che perfetto: si assaggia un buon vino proprio come si può leggere un racconto, stimolando una concentrazione totale a vivere, senza freni, quell’attimo.

Ogni “donna del vino” ha riflettuto a lungo su una semplice domanda introspettiva, che spero possa spingere anche chi legge a un’analisi del proprio vissuto e delle proprie emozioni: il vino può nutrire la nostra anima e donarle un’impressione profonda per tutta la vita?

Tutte noi crediamo di sì.

Buona lettura.