Marchesi di Barolo
Barolo (Cuneo)
Anna e Valentina Abbona sono mamma e figlia, una somiglianza immediata nello sguardo e nel sorriso smagliante. Entrambe colpiscono per un garbo e un’eleganza innati.
La storia comincia con Anna, unica femmina, oltre alla mamma, in una famiglia di uomini. Suo padre, uomo di grande intuito, attraverso la cura e una passione particolare per il lavoro seppe avviare importanti collaborazioni in diversi settori.
Fu quando acquistò un’azienda vinicola che la storia della sua famiglia si intrecciò con quella del mondo del vino, un ambiente che catturò subito l’eclettica Anna senza sapere che da lì a poco tempo sarebbe diventata un’importante donna del vino.
Anna ricorda: «La mia famiglia era composta da quattro figli. Essendo l’unica femmina, ero destinata a farmi largo nella vita con dolcezza risoluta e un carattere deciso. Da mio padre ho ereditato tenacia e intraprendenza, elementi importanti che mi hanno dato coraggio, permettendomi di osare e inseguire le mie ambizioni e i miei sogni, nella vita come nel lavoro. Poi, durante gli studi universitari a Torino, presso la facoltà di Economia e Commercio, incontrai Ernesto, l’uomo della mia vita».
Ernesto Abbona era il proprietario della Marchesi di Barolo e si stava laureando in Economia e Commercio. Il corteggiamento si trasformò in fidanzamento per sfociare poi nel matrimonio. Un cambio di vita radicale, per Anna: «Sicuramente il mio matrimonio non è stato “solo” il coronamento dell’amore per mio marito, ma anche di quello per il vino. Ho sposato entrambi mantenendo inalterata la tradizione familiare che mi legava a questa terra e ai suoi frutti».
Con il trasferimento a Barolo, nella dimora che la famiglia del marito condivideva con parte del parentado, Anna prese coscienza del fatto che la sua visione doveva allinearsi a prospettive diverse dal passato. All’epoca questa convivenza familiare era la norma, tuttavia la giovane sposa decise di dedicarsi ad altre professioni, riservando al vino un piacere esclusivo, legato ai momenti di tempo libero con Ernesto.
Anna capì di essere stata stregata dalla magia del vino quando accompagnò il marito a visitare alcune aziende vinicole nell’Africa del Sud. Un soggiorno indimenticabile, durante il quale rimase colpita dall’accoglienza impeccabile che trovava in tutte quelle cantine: «Chi offriva l’aperitivo, chi la cena, chi organizzava un concerto o una visita della vigna: erano momenti di aggregazione, in cui i padroni di casa trasmettevano fortemente la passione per il loro lavoro. Chi, come noi, era lì di passaggio per la visita non poteva fare a meno di portare con sé la magica atmosfera di quegli istanti di condivisione».
L’idea della signora Abbona, una volta tornata a Barolo, fu di replicare questo scenario in Langa, con il vantaggio di avere già molti elementi a sua disposizione: una cantina, un palazzo di famiglia circondato da vigneti di Nebbiolo e l’istinto irrefrenabile a stravolgere l’aura polverosa dell’azienda di famiglia.
Certo bisognava rimboccarsi le maniche: conoscere il vino da vicino, senza più limitarsi a degustarlo con il marito, quindi studiarlo, viaggiare con enologi, visitare altre realtà vinicole, confrontarsi con i degustatori e soprattutto fare propria l’arte di assaggiare e ospitare, con l’intuito e l’intelligenza di una donna talentuosa. Ed ecco che nel 1997 nasce il progetto della “Foresteria”, il primo ristorante aperto al pubblico all’interno di una cantina, pochi coperti e una cucina langarola che facesse sentire gli ospiti come a casa. Si decise di permettere visite in cantina tutto l’anno, anche in agosto, per offrire ai turisti un’esperienza unica in terra di Barolo.
Ancora oggi Anna rappresenta nel mondo l’immagine della Marchesi di Barolo, viaggia tantissimo e dai suoi racconti traspare una continua voglia di scoprire mete nuove. Anche italiane, come l’Etna e i suoi vini vulcanici.
Ma torniamo indietro nel tempo. Nel 1988 nasceva Valentina, una bimba adorabile, innamorata come tutte le figlie del suo papà, che ancora oggi considera “l’esperto” per antonomasia, il suo Wikipedia esclusivo, che le ha fatto assaggiare il vino magari mettendole il visino nel suo calice. Ancora si ricorda di quando gli gironzolava intorno, in cantina, cercando di corromperlo per bere un sorso di Barolo.
Come racconta Valentina, «la storia delle Cantine Marchesi di Barolo è profondamente legata alle donne e alla loro storia personale, in particolare, alla Marchesa Giulia Falletti di Barolo, di origini francesi. Conoscitrice del vino, Giulia si era trasferita in Piemonte dopo il matrimonio con Carlo Tancredi Falletti di Barolo e subito aveva capito le potenzialità delle uve che lì si allevavano: dalla sua visione e dalla percezione delle nostre terre nacque il vino omonimo del nostro paese, che oggi è considerato il re dei vini e, non a caso, il vino dei re. Mi ritengo molto fortunata perché ho saputo riconoscere, dopo gli studi e il mio peregrinare in Asia, che la sintesi dei miei sogni futuri era proprio racchiusa nell’azienda di famiglia».
Bocconiana con un Master in Economia e Management conseguito a New York, Valentina decise di spostarsi a Shanghai per capire quanto le realtà orientali fossero distanti dalla frenesia statunitense. La nostalgia per la lontananza da casa, e in particolare dalla mamma, era mitigata dai mezzi tecnologici che permettevano di restare in contatto. Anche Anna, pur non facendo pesare il distacco, non desiderava altro che poter riabbracciare la figlia... Quando il suo destino professionale la portò in Asia, subito chiese a Valentina di accompagnarla in un tour di degustazioni, un momento tra mamma e figlia davvero fondamentale perché fu proprio dopo questo viaggio che Valentina decise di iniziare a muovere i primi passi in azienda.
«Il mercato del vino è sicuramente fatto di dinamiche di marketing e di vendita», dice Valentina, «ma io credo che, per lo più, sia fatto di sentimenti e di emozioni. Basti pensare a un Barolo, per esempio: posso assicurare che il sapore dipende non solo da quando è aperto o da quanto è ossigenato, ma soprattutto dalle persone con cui si beve!».
Oggi Valentina, come la mamma Anna, viaggia per raccontare i suoi vini, incontrare importatori e degustatori. Le sue grandi capacità di relazione l’hanno portata ad avere molti amici vignerons, giovani come lei, in giro per il mondo. Sua madre dice che Valentina ha saputo starle vicino in un momento, non facile, di nuovi assetti societari. E anche grazie all’amore che una figlia può dare incondizionatamente, trasmettendo nuova energia, sono state superate le difficoltà, fino a raggiungere traguardi importanti.
Valentina chiosa: «Nel tempo sono cambiata, sono meno impulsiva e più paziente, e quando mi chiedono con insistenza quando sarà pronto un Barolo, rispondo che i ritmi della natura non possono essere forzati. Lo faccio usando spesso metafore che paragonano i vini alle persone, con caratteristiche, pregi e difetti tipici di un bambino che deve crescere e che ha bisogno di tempo per farlo nel modo migliore. E accanto al giusto valore che attribuisco al tempo, c’è anche quello per la natura: rispettarla è stato un principio al quale mi sono attenuta per tutta la vita e che seguiamo sempre nelle nostre vigne e in tutta la procedura della vinificazione. Negli anni ho imparato che il vino è una creatura misteriosa. È davvero difficile sapere cosa si proverà stappando una bottiglia: quali sentori, quali sapori, quale consistenza. L’unica certezza che ho è che quando apro un vino delle nostre cantine, ovunque io sia nel mondo, qualsiasi cosa io stia facendo, all’improvviso sono a casa, a Barolo, con la mia famiglia, tra la piazza e i vigneti».