Ernesto Gentili

"I grandi vini di Toscana: Rossi d'eccellenza" di Ernesto Gentili, pubblicato da Giunti Editore, è una guida completa che esplora i migliori rossi toscani. Dai celebri Sassicaia e Ornellaia ai meno conosciuti Le Potazzine e Tenuta di Trinoro, il libro offre una panoramica dettagliata dei vini e delle cantine di eccellenza in Toscana. Una risorsa preziosa per appassionati e esperti del settore alla scoperta dei tesori vinicoli della regione.

Introduzione

I Vini

Cartina

Asinone

Avvoltore

Badia a Coltibuono

Biondi Santi

Cabernet Franc Vignamaggio

Caiarossa

Camartina

Castell’in Villa

Castello di Brolio

Cavalli Tenuta degli Dei

Cepparello

D’Alceo

Flaccianello della Pieve

Fuligni

Galatrona

Grattamacco

Grotte Rosse

Guardiavigna

I Sodi di San Niccolò

Il Blu

Il Caberlot

Il Carbonaione

Il Nocio

Il Poggio

La Gioia

Le Pergole Torte

Le Potazzine

Le Ragnaie

Lilliano

Luce

Lupicaia

Masseto

Mastrojanni

Melograno

Montechiari Cabernet

Montesodi

Nambrot

Nittardi

Oreno

Ornellaia

Paleo Rosso

Percarlo

Piaggia

Piaggione

Poggio ai Chiari

Poggio al Vento

Poggio di Sotto

Poggio Lombrone

Sacromonte

Saffredi

Salamartano

Salvioni

Sassicaia

Siepi

Siro Pacenti

Solaia

Stella di Campalto

Syrah Stefano Amerighi

Talenti

Tenuta di Trinoro

Tenuta di Valgiano

Tignanello

Trefiano

Val delle Corti

Vigna Paganelli

Vigneto Bellavista

Vigneto Bucerchiale

Vigneto Rancia

Vigneto San Marcellino

In Appendice

Glossario

L’autore

Indirizzi

Versione cartacea

Luce TENUTA LUCE DELLA VITE Loc. Castelgiocondo - Montalcino (Siena) Anno di fondazione dell’azienda: 1990 Prima annata prodotta: 1993 Proprietà: Marchesi Frescobaldi  società agricola srl Produzione media: 80 000 bottiglie circa (molto  variabili a seconda dell’annata) Staff tecnico: Lamberto Frescobaldi Vitigni: sangiovese, merlot Il primo vino di Montalcino che unisce uve di sangiovese e merlot Luce è nato dall’incontro di due grandi personaggi del mondo del vino: Vittorio Frescobaldi e Robert Mondavi, con l’immediato coinvolgimento dei due rispettivi figli, Lamberto e Tim. L’idea era quella di dare vita, insieme, a un vino che riuscisse a sintetizzare e fondere la diversità degli ideali, delle esperienze, dei luoghi di origine delle due famiglie. Una bella idea, si potrebbe commentare, dai contorni però non così ben definiti. Cosa significa produrre un vino “espressione di due culture”, come è dichiarato dalle fonti ufficiali della proprietà? La prima cosa che viene da pensare è che i Mondavi abbiano apportato lo stile californiano e i Frescobaldi quello toscano. Neanche per idea. I Frescobaldi avevano una gran voglia di fare un vino integralmente “international”, che, per una volta, non dovesse rispondere alle regole imposte dai disciplinari delle varie Doc e Docg; i Mondavi, al contrario, sazi e stufi di fare vini “alla californiana”, non vedevano l’ora di produrre un vino più legato al territorio, con un vitigno autoctono (il sangiovese), nel cuore della Toscana, a Montalcino addirittura. Insomma i ruoli previsti sulla carta si erano scambiati ma nella prima fase, la degustazione in parte lo testimonia, aveva prevalso la linea di Mondavi, portata avanti in modo agguerrito da Tim, e il vino era intriso di sangiovese e toscanità. Gradualmente lo stile si è spostato per posizionarsi sempre più sul versante internazionale, prediletto dai Frescobaldi. Il culmine si è toccato poco dopo la conclusione della partnership (vendemmia 2004). Come in una parabola, una volta arrivati in cima al monte per guardare cosa c’era all’orizzonte, i Frescobaldi hanno iniziato a degradare tornando passo passo verso le origini. Il Luce resta un vino dal respiro internazionale ma non così anodino e svincolato dal territorio come, per la verità, è apparso a tutti sino ad ora. Le ultime uscite segnalano la presenza di vibrazioni autentiche che non vanno evidentemente disperse. Sole raggiante con dodici fiamme L’etichetta a una decorazione dell’altare della chiesa di Santo Spirito a Firenze 1993 ••· Il clima è stato mite e l’estate calda e asciutta. il merlot è maturato verso la terza settimana di settembre, il sangiovese a metà ottobre. Sono state prodotte 28 000 bottiglie. L’acidità è in rilievo, come suggeriscono anche i dati analitici, si avverte ancora la presenza del rovere ma l’equilibrio è buono, il finale è sorprendentemente fresco, con un tocco di sapidità molto toscana. 1996 ••• Basse temperature in marzo e aprile con fioritura in ritardo, poi le piogge settembrine hanno ritardato lo sviluppo ma l’uva è maturata grazie allo sfogliamento e al diradamento. le bottiglie prodotte sono state 90 000. la ricchezza aromatica è invitante e si spazia da sentori che evocano il sangiovese maturo, come la terra, il sottobosco, l’alloro e il tabacco, a cenni di cioccolato e menta. in bocca è ben strutturato e si fa apprezzare per lo stile rigoroso. Molto buono. 2000 •• La maturazione è stata anticipata e ricca. il merlot è stato raccolto la terza settimana di settembre e il sangiovese la seconda di ottobre. Sono state prodotte 130 000 bottiglie. Versione esotica, opulenta, è quasi dolce al primo impatto per poi chiudersi su tannini rigidi. Complice un’annata calda, il luce ha perso i tratti più rigorosi per cedere a più facili rotondità. 2001 ••• La gelata primaverile ha danneggiato i germogli riducendo il raccolto. Ha piovuto molto in primavera garantendo una sufficiente riserva idrica. L’estate è stata calda e continua con maturazione perfetta e completa. le bottiglie prodotte sono 87 000. Il merlot è stato raccolto la prima di settembre, il sangiovese un mese dopo. Affinato solo in barriques, è pieno, concentrato, denso. la struttura è più ricca rispetto al millesimo 2000, compatta ma anche slanciata  nel finale. Può essere discutibile  lo stile ma non la materia prima  o la precisione tecnica. 2005 ••• Ha piovuto più del consueto (853 mm), la maturazione è stata più lenta. la raccolta è avvenuta a metà settembre per il merlot, nella prima di ottobre per il sangiovese; 80 000 le bottiglie prodotte. il vino è morbido, anche elegante all’impatto, con note di cioccolato fondente; leggermente amarognolo nel finale, lascia un effetto marcato di “costruzione tecnica”. lo stile in questa fase è del tutto internazionale, nel senso che è molto difficile riuscire ad attribuirgli un’origine. 2007 •• Buona annata, piovosa in inverno, calda senza eccessi in estate. i tempi di raccolta delle uve hanno rispettato le normali consuetudini; 48 000 le bottiglie prodotte. rotondo, di buon impatto, dolce e mite, riacquista socievolezza e beva, ma il finale è semplice. 2010 ••• Annata con alternanza di piogge e periodi soleggiati, il settembre però è stato magnifico e le uve sono maturate molto bene. l’annata più fresca ha indubbiamente favorito un registro gustativo un po’ diverso dal consueto e il luce è intenso ma anche aperto, arioso, pimpante e non spalmato. in una parola, più bevibile. 2012 ••• Estate calda e asciutta per questa ventesima vendemmia. Le bottiglie prodotte sono 80 000. il frutto è croccante, non complesso però succoso, ben equilibrato, la lunghezza è solo media ma è più elegante, con un senso di naturalezza sconosciuto al luce di pochi anni prima. 2013 •••• L’annata si sta rivelando, un po’ in tutta la regione, eccellente e anche il luce sembra averla sfruttata opportunamente: è ricco, intenso, continuo, lungo, decisamente molto promettente. Testo Vigna e cantina Proviene dalla selezione delle migliori uve della Tenuta che produce due vini Igt,Luce e Lucente, e un vino Docg, il Brunello Luce. Alcuni vigneti sono stati piantati nel 1977, la maggior parte invece tra il 1997 e il 2007, con una densità media di 6150 ceppi per ettaro. Sono collocati tra i 350 e i 420 metri di altitudine: le zone più alte, ricche di galestro, sono adatte al sangiovese, mentre le più basse, di prevalenza argillosa, sono ritenute ideali per il merlot. La gestione del vigneto segue i principi dell’agricoltura sostenibile, tramite impiego di sostanze organiche e pratiche agronomiche naturali. La resa media per ettaro è molto bassa. I tempi di raccolta delle due uve sono ovviamente diversi e variano da 3 a 4 settimane di differenza. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio inox e dura mediamente una dozzina di giorni; la macerazione sulle bucce è di 4 settimane. La fermentazione malolattica è eseguita nelle barriques che sono utilizzate anche per l’affinamento con un ricambio di legni nuovi intorno al 90%. Il vino resta nei fusti di rovere per 24 mesi. (in sintesi) Il profilo stilistico del vino ha subìto, e probabilmente sta subendo, qualche lieve aggiustamento nel corso degli anni. Certo è nato per essere un vino al di fuori di tipologie codificate e continuerà ad esserlo, mantenendo una giusta libertà di azione sugli uvaggi, sui metodi di vinificazione e di affinamento. Ma credo che qualsiasi vino che abbia un minimo di ambizione non possa fare a meno di collegare il suo carattere a quello del territorio di origine. Alla lunga, un vino anche buonissimo ma spersonalizzato perde ragione di essere.

Scopri i grandi vini rossi di eccellenza della Toscana con la guida completa di Ernesto Gentili