Masseto
Le vicende storiche, aziendali e societarie, sono assimilabili a quelle dell’Ornellaia (vedi p. 150), ma il Masseto ha rafforzato nel tempo il suo carattere, le sue peculiarità, oltre che la sua immagine. In buona sostanza sotto molti punti di vista, anno dopo anno, si è impercettibilmente ma continuamente distinto e diversificato da Ornellaia, al punto che ormai la sua produzione segue una filosofia del tutto indipendente. Non è casuale, allora, che la proprietà abbia maturato la scelta di dedicare al Masseto, nei confini della tenuta dell’Ornellaia, una nuova cantina di vinificazione e affinamento esclusiva. D’altro canto è ormai assodato che il Masseto sia un vino cult, un vino che strappa quotazioni importanti nelle aste mondiali e che già esce sul mercato con un prezzo non proprio da saldi. Su questo grande rosso si possono dire, esagerando, tutte le meraviglie possibili così come le cattiverie più inimmaginabili. Io posso solo segnalare che il vigneto è magnifico e gestito con tutte le attenzioni, come del resto in cantina niente è lasciato al caso; Axel Heinz vinifica e affina ogni parcella separatamente, poi assembla il tutto e lo piazza di nuovo in barriques. Insomma, pur sapendo che non è la qualità del lavoro a essere messa in dubbio ma lo stile del vino (troppo ricco, troppo concentrato, troppo boisé o, forse, solo troppo costoso), mi limito a ricordare che su questo piano la soggettività domina ed è condizionata da mille suggestioni del momento. Da parte mia penso che anche chi è chiamato a svolgere un ruolo da critico può, e magari deve, modificare, raffinare, limare la sua prospettiva nel corso del tempo ma non può cambiare radicalmente idea al ritmo di ogni vendemmia.