Percarlo
“Il vino nacque nel 1983 con una piccola produzione di 1200 bottiglie.” Così inizia il racconto di Luca Martini di Cigala. E continua: “Dimenticata la pessima vendemmia 1984, si passò all’85, dove una fortissima gelata primaverile ridusse drasticamente la produzione. L’annata fu qualitativamente formidabile e la selezione Percarlo si mostrò talmente ricca e concentrata da farci trovare del tutto impreparati a comprenderne il reale valore. Molti rimanevano perplessi all’assaggio, addirittura un noto giornalista tedesco sentenziò ‘imbevibile’, al suo assaggio dalle barriques. Lo stesso prodotto si rivelò invece da grande invecchiamento e ottenne svariati riconoscimenti, come nella degustazione di Wertheim, dove, in presenza dei 18 migliori vini di Bordeaux e 18 migliori piemontesi e toscani, il Percarlo 1985 si classificò secondo a mezzo punto di distanza dal famoso La Mission Haut-Brion (che costava, e costa ancora, 10-15 volte di più). La natura, con quel vino, ci mostrò le potenzialità del territorio e anche la strada da seguire: dalla drastica riduzione del carico per ceppo di vite, alla scelta minuziosa delle uve con una ricerca degli acini piccoli e dei grappoli spargoli; oltre a puntare sull’agricoltura biologica con fertilizzazione tramite compost autoprodotto, e poi ancora sovesci, rotazioni delle colture e altre pratiche di stampo naturale”. I terreni del Percarlo sono prevalentemente tufacei di origine pliocenica con presenza di sabbia e ciottoli in strati e variano da 2 a 5 metri di profondità al di sotto dei quali si trovano banchi di argilla che assicurano una certa riserva idrica. Altri vigneti sono invece su terreni più tradizionali per il Chianti Classico, ovvero di medio impasto con presenza di galestro e alberese. L’altitudine media è di circa 300 metri. Il microclima di San Giusto a Rentennano, una delle aziende più a sud del Chianti Classico, ha molti punti in comune con quello di Montalcino e Montepulciano, rispetto ai quali differisce soprattutto per la maggiore escursione termica tra il giorno e la notte. Luca e Francesco Martini di Cigala, per quanto mostrino una scarsa attitudine per le pubbliche relazioni (che non è proprio un difetto, anzi...), posseggono una tempra da autentici vignaioli, non limitandosi a gestire la loro fattoria ma vivendola pienamente, sporcandosi in sostanza le mani in vigna e in cantina alla pari dei loro collaboratori, nella consapevolezza che nel loro compito non vi siano certezze: “Non nascondiamo la preoccupazione per i cambiamenti climatici in corso, che hanno tremendamente complicato il nostro lavoro. Sembra che ogni esperienza e consuetudine non conti più nulla ed è solo un certo intuito nell’interpretare i segnali che ogni stagione lascia nel suo progredire che può indirizzare le scelte agronomiche e i conseguenti risultati”. E certezze ve ne sono ancora meno in degustazione, soprattutto quando si ha a che fare con vini come il Percarlo che, confesso, è quello che si è mostrato più imprevedibile di qualsiasi altro vino raccontato in questo libro rispetto agli assaggi di alcuni anni fa.