Poggio di Sotto

Brunello di Montalcino

POGGIO DI SOTTO
Loc. Poggio di Sotto - Castelnuovo dell’abate, Montalcino (Siena)

Anno di fondazione dell’azienda:
1989

Prima annata prodotta:
1991

Proprietà:
Maria Iris Tipa Bertarelli e Claudio Tipa

Produzione media:
12 000 bottiglie

Staff tecnico:
Luca Marrone, enologo; Federico Staderini, enologo consulente; Giuliano Guerrini, agronomo; Lucio Brancadoro, agronomo consulente

Vitigni:
sangiovese

Poggio di Sotto nasce nel 1989 dall’acquisto di un piccolo casale di campagna nella zona di Castelnuovo dell’Abate da parte di Piero Palmucci, maremmano d’origine e trapiantato in Svezia per molti anni. La posizione è eccezionale, il Monte Amiata è lì di fronte e protegge da temporali e grandinate mentre dal fiume Orcia salgono correnti d’aria che rinfrescano la notte. Rapidamente Piero Palmucci arriva a possedere 10 ettari di vigneto, tutti iscritti a Brunello, e utilizza immediatamente le botti grandi per l’affinamento. Durante l’affinamento il vino è continuamente monitorato con assaggi periodici e sulla base dei riscontri ricevuti viene deciso quale parte di esso diventerà Brunello o sarà Rosso di Montalcino. Palmucci compie, in questo senso, un’altra scelta vincente proponendo a Giulio Gambelli, il grande, compianto Maestro Assaggiatore, di affiancarlo, con la sua estrema sensibilità, nelle decisioni tecniche. Le prime uscite, a dire il vero, non entusiasmavano, anzi era più convincente il Rosso del Brunello, che appariva un po’ troppo evoluto. Ma dopo qualche anno di messa a punto, verso la fine degli anni Novanta ecco che il Brunello di Poggio di Sotto infila una serie di annate spettacolari, una più emozionante dell’altra. E lo fa, aggiungo, nel momento in cui impazzavano sul mercato alcuni Brunello “american style”, scuri di colore, concentrati, fruttati e boisé. Il contrasto con il Brunello di Poggio di Sotto era lacerante! Il resto è storia recente e dice che i nuovi proprietari, i fratelli Maria Iris e Claudio Tipa, che hanno acquistato la Fattoria nel settembre del 2011, hanno saggiamente mantenuto lo stesso, identico percorso per trasformare l’uva in vino. Con lo stesso, identico staff di cantina e campagna che per anni ha lavorato in azienda. Meno il buon Giulio, purtroppo.