Sacromonte
Il primo documento storico che cita il Castello è datato 1042. Potentino apparteneva all’epoca a un certo conte Pietrone, ma alla base ci sono concrete prove di un insediamento etrusco. Nel corso dei secoli la proprietà passò nelle mani di molte famiglie nobili senesi come i Tolomei, i Bonsignori e i Salimbeni; alla fine del XVI secolo divenne un centro per le opere di carità dell’Ospedale di Santa Maria della Scala e, dopo altri vari passaggi, nel 1906 divenne proprietà di uno svizzero, Antonio Hemmeler. Alla fine del secolo scorso fu acquistato dalla famiglia Greene. Quella di restaurare antichi castelli abbandonati è diventata un’autentica missione dei Greene che, dopo aver posseduto una casa colonica lungo la costa maremmana, acquistarono nel 1989 un maniero in rovina, il Castello di Montepò a Scansano, e lo ristrutturarono totalmente. A Montepò i Greene producevano, lo ricordo bene, un rosso molto buono, il Venanzio, con il solito schema: bottiglia borgognona e uve autoctone. Alla fine degli anni Novanta cedettero il Castello a Jacopo Biondi Santi e poco dopo scoprirono, tra le pagine di un vecchio libro, l’esistenza di Potentino. Abbandonato, fatiscente, invaso dai rovi e dalle erbacce, non era materialmente visibile, esisteva solo sulle carte del catasto o su qualche vecchia mappa. I Greene prima di intraprendere uno straordinario e miracoloso lavoro di restauro, dovettero procedere all’acquisto della proprietà, ormai frammentata in ben 22 parti. Non so quale operazione, tra restauro e appuntamenti dal notaio, sia stata più faticosa ma ci riuscirono e, dulcis in fundo, dalle vigne preesistenti ricavarono il loro primo vino, il Sacromonte. Il resto della storia sta, presuntuosamente, negli assaggi che seguono.