Sassicaia

Bolgheri Sassicaia

TENUTA SAN GUIDO
Loc. Capanne 27 - Bolgheri, Castagneto Carducci (livorno)

Anno di fondazione dell’azienda:
1921

Prima annata prodotta:
1968

Proprietà:
Società Agricola C.I.T.A.I. S.p.A.
Tenuta San Guido dei Marchesi
Incisa della Rocchetta

Produzione media:
200 000 bottiglie circa

Staff tecnico:
Nicolò Incisa della Rocchetta, presidente; Carlo Paoli, direttore generale; Nicola Politi, Alessandro Petri, Raffaella Rotunno, responsabili agronomi; Andrea Facchini, responsabile comparto seminativi

Vitigni:
cabernet sauvignon, cabernet franc

Non so che cosa potrei aggiungere a ciò che è già stato scritto sul Sassicaia, un vino nato grazie alla volontà, forse meglio dire all’ostinazione, di Mario Incisa della Rocchetta. Alla base c’era la passione per i grandi vini di Bordeaux e francesi in genere, per quell’ormai famoso Cabernet bevuto nei primi anni Venti presso i duchi Salviati a Migliarino. La memoria di quel vino e di altri vini francesi bevuti all’epoca è stata la miccia che, mezzo secolo più tardi, avrebbe fatto esplodere il successo del Sassicaia. Mario Incisa, sposato con Clarice della Gherardesca, si trasferisce nel dopoguerra a Bolgheri e lì pianta un centinaio di viti di quel cabernet a Castiglioncello di Bolgheri. Vigna esposta a sud-est, a 350 metri di altitudine giusto per evitare il “salmastro”, tanto (immotivatamente) temuto dalle maestranze del posto. I risultati sono dapprima tragici, poi a distanza di anni quel vino viene assai rivalutato... Insomma, la storia forse si confonde con la leggenda, ma in sostanza nasce il Sassicaia, vince un concorso dietro l’altro e diventa sempre più famoso. Nel frattempo Mario Incisa non c’è più e ha lasciato le redini al figlio Nicolò. Le vigne crescono e ne vengono piantate di nuove. Cresce anche la zona, i vigneti sostituiscono i frutteti e le coltivazioni di fiori, aumenta il numero delle aziende, nasce la doc Bolgheri e tutti fanno vino sognando di replicare il successo del Sassicaia. Il resto è attualità, ma alla fine restano le solite domande: ma davvero il Sassicaia è così buono? E qual è il vero segreto? Alla prima domanda è inutile e retorico rispondere, la seconda richiede un po’ di tempo e di spazio. Per spirito di concretezza direi che c’è un insieme di segreti. Prima di tutto il terroir del Sassicaia è speciale, da vero grand cru: ambiente, terreni, microclima, esposizione e ventilazione dei vigneti. In più credo di poter dire che la gestione del vigneto si ispira al buon senso, alla ricerca dell’equilibrio naturale, al vitigno giusto nel posto giusto. Provo a mettere alcuni dati alla rinfusa per vedere se i conti tornano: la resa produttiva può raggiungere il chilo e mezzo (non 300 o 400 grammi), la densità non è di 10 000 piante, come qualcuno ha provato a fare “perché l’ha visto in Francia”, ma la metà o anche meno, la raccolta può protrarsi anche per un mese su 60 ettari e può essere che qualche grappolo sia meno maturo e qualcuno un po’ di più. Poi in cantina si ripetono le stesse procedure da sempre, affinamento in barriques, rinnovate per un terzo ogni anno e tanti assaggi per arrivare al blend finale. Nessuna scelta è estrema. E poi piazziamoci un atout che è dato dal ruolo del marchese Nicolò, persona tanto squisita quanto riservata che per buon gusto ed educazione mai si assegnerebbe dei meriti personali, ma che fa un vino a base di cabernet possedendo un gusto borgognone e se deve scegliere tra un sapore molto concentrato e uno più delicato e rarefatto punta dritto sul secondo. Può essere sufficiente a spiegare il fenomeno Sassicaia? Lascio alle note che seguono una prima risposta.