Solaia
Quando si parla di supertuscan uno dei primi nomi che viene in mente (dopo il Tignanello) è indubbiamente il Solaia. Un vino che è entrato quasi di diritto tra i più celebrati rossi toscani e che continua a ricordarci il ruolo, oggi volutamente dimenticato, che ha avuto il cabernet nella prima fase di rinascita dell’enologia regionale. E il Solaia la sua parte l’ha recitata in pieno. Ricordo benissimo ancora oggi la piccola emozione che a quei tempi davano vini come il Solaia 1988 (forse la migliore annata in assoluto), ma l’annata del passato che ho davvero amato più di altre è stata senza dubbio quella del 1994. Un millesimo difficile e controverso, mediamente deludente in tutta la Toscana (forse ottimo solo in California) e miracolosamente al limite della perfezione, se esistesse, con il Solaia. Qualche anno più tardi Wine Spectator assegnò il premio di Vino dell’Anno al Solaia 1997 e allora tutti, ma proprio tutti si accorsero di questo rosso. Ho riassaggiato entrambi i vini pochi anni fa, sicuramente ottimo il 1997, ma ribadisco la superiorità netta del 1994: complesso, profondo, elegantissimo.