Tenuta di Trinoro

TENUTA DI TRINORO
Via Val d’Orcia 15 - Sarteano (Siena)

Anno di fondazione dell’azienda:
1991

Prima annata prodotta:
1997

Proprietà:
Andrea Franchetti

Produzione media:
6000-7000 bottiglie

Staff tecnico:
Andrea Franchetti, enologo e agronomo

Vitigni:
cabernet franc, cabernet sauvignon, merlot, petit verdot

L’azienda è stata fondata nel 1991, quando Andrea Franchetti, proprietario, enologo, agronomo e non so cos’altro ancora di Trinoro, scelse quest’angolo nascosto della Val d’Orcia per dare struttura e solidità alle sue idee, forse anche ai suoi sogni. Non so se sia stato lui il primo in Toscana o addirittura in Italia a progettare e impiantare un nuovo vigneto su fittezze del tutto inconsuete all’epoca (10 000 ceppi per ettaro), ma queste erano le sue motivazioni: se continuano a essere costrette a farlo, le piante abituate a vivere debolmente danno la possibilità, diradando poi al momento giusto il 60% dei grappoli e lasciando 300 grammi per pianta, di fare un grande vino. Il chicco più piccolo offre più buccia rispetto alla polpa e il vino rosso è tutto nelle bucce. E ancora: perché la concentrazione ottenuta in vigna è così importante? Perché fa il vino che non si confonde, il vino riconoscibile, il vino che esagera i suoi profumi, colori e sapori e riesce subito a imprimersi nel ricordo; negli anni si fa riconoscere, finché diventa lentamente un classico. Ma il concetto non è così semplice, sentiamolo direttamente dalla sua voce: “All’inizio (e per una trentina d’anni) è necessario che io stesso faccia il vino, mentre in un posto antico e sedimentato come in uno château bordolese, dove si fa vino da secoli, c’è un giro di mansioni ed è più che sufficiente. In sintesi, la considerazione di partenza è che c’è bisogno di molto tempo (un secolo o giù di lì) affinché un vino diventi adulto e in simbiosi con il territorio e, per non sprecare tempo, è fondamentale seguire bene, di persona, passo passo, tutte le prime fasi perché ciò accada”. È molto interessante notare che nell’arco di un secolo, sempre secondo Franchetti, un vigneto subisce quindi un’altalena di interventi perché obbedisce all’immagine, che cambia lentamente, del vino; quest’immagine è capricciosa almeno quanto lo stile dell’architettura o dell’abbigliamento o delle automobili. In sostanza anche nella gestione del vigneto intervengono le mode, il mercato, il cambiamento dei gusti e così via. Tutto ciò può sicuramente apparire bizzarro ma, al di là degli approfondimenti del caso che ognuno può affrontare se ne ha sufficiente forza di volontà e passione, è assolutamente significativo sottolineare come alla base di un progetto di “fare vino” non ci siano solo operazioni meccaniche, di noioso e ripetitivo protocollo operativo. E sicuramente per Franchetti, che potrà apparire stravagante ma merita di essere ascoltato, di considerazioni personali a metà tra lo scientifico e il filosofico ce ne sono a bizzeffe, in pratica una per ogni scelta effettuata in vigna o in cantina.