Tenuta di Valgiano
Colline lucchesi rosso
Non so chi sia più convinto delle pratiche biodinamiche ma posso garantire che, tra Moreno Petrini e Saverio Petrilli, è una bella lotta. Se parli di preparati o di “corni” si infervorano come un tifoso di calcio prima del derby. Al punto che ora, sulla strada di Valgiano, hanno piazzato un corno gigantesco, commissionato ad Andrea Salvetti, bravissimo scultore e artista lucchese che credo ormai irrimediabilmente contagiato dalla biodinamica. Oggi è raro trovare in Lucchesia un vignaiolo che si professi convenzionale, che usi i lieviti selezionati, che confessi di fare trattamenti sistemici alle vigne e così via. Sono ormai tutti bio e dove non è arrivato Saverio ci ha pensato Moreno a diffondere il verbo. Con un atteggiamento, ovviamente, non convenzionale. Io ci scherzo sopra ma la cosa è tremendamente seria e mi chiedo: come fai a essere contrario a un modello di viticoltura che, sia pure con pratiche che qualcuno definirebbe sciamaniche, elimina fitofarmaci, pesticidi, diserbanti, concimi chimici e quant’altro? E se i vini sono pure buoni, anzi ottimi, che dire? Bene, bravi, continuate così. Magari sarebbero stati altrettanto buoni se non di più anche utilizzando altri metodi ma non c’è la riprova e in fondo non è che la Doc Colline Lucchesi, prima dell’arrivo dell’ondata bio, avesse la reputazione di Musigny o Pauillac. In sostanza, è una ventina d’anni, o poco meno, che da Valgiano arrivano vini di sicuro valore e interesse, non sempre irreprensibili sul piano formale ma che piacciono e si conservano bene nel tempo, come dimostra anche questa verticale. E, al di là degli strumenti e delle convinzioni filosofiche, alla base c’è una profonda voglia di conoscenza, ci sono tante bottiglie, pregiate o meno, stappate, bevute e discusse per affinare il gusto e arrivare a formulare un’idea condivisa di ciò che davvero piace e che vale la pena tentare di produrre.