Vigneto Rancia
Chianti Classico riserva
Il Vigneto Rancia di Fèlsina ha contribuito fortemente a tracciare una svolta nella storia recente del Chianti Classico. Per tutti gli anni Ottanta e Novanta ha rappresentato la nuova frontiera della denominazione inaugurando uno stile rivoluzionario, per l’epoca, in fatto di concentrazione e intensità gustativa, senza uscire però dai binari di una riconoscibilità territoriale che, in fondo, si è costruita i propri modelli esattamente in quel periodo. Oggi si parla molto di tradizione ma la tradizione dei Chianti, compresi i Chianti Classico, era quella dei vini da consumo rapido, leggeri e un po’ aguzzi, dove l’aggiunta di uve bianche serviva giusto allo scopo di renderli immediatamente fruibili o, almeno, più facili da bere. Non c’era una reale e diffusa consapevolezza del valore del territorio e delle sue sottozone: nessuno parlava di Berardenga, oppure di Panzano o di Monti in Chianti. Il carattere dei Chianti Classico di Berardenga, in buona sostanza, si è formato negli anni Ottanta e Novanta grazie anche e soprattutto a vini come il Vigneto Rancia di Felsina, un rosso rigoroso, dotato di una base tannica austera e di una longevità inconsueta per la tipologia. È stato a lungo un vero punto di riferimento, e parlo al passato perché in verità nelle uscite più recenti mi sembra che la silhouette del Rancia si sia un po’ appesantita e il passo sia diventato meno spedito. Ma può darsi che sia solo un’impressione momentanea, magari legata ad alcune annate meno propizie; il resoconto della degustazione può servire comunque a decifrare meglio il percorso che sta compiendo.