Il Caberlot
Il vitigno è stato individuato in alcuni vigneti dei Colli Euganei e configurato come una sorta di mutazione clonale o forse, più precisamente, un vero e proprio incrocio che ha fuso alcune caratteristiche del cabernet franc con quelle del merlot. Era catalogato con una semplice sigla quando Remigio Bordini, che lo aveva selezionato da tempo, lo propose a Wolf e Bettina Rogosky dopo che la terribile gelata del 1985 aveva completamente estinto l’uliveto che copriva la collina del Carnasciale. Il nome attuale venne in effetti coniato proprio da Wolf unendo i nomi dei due vitigni e, nel 1986, fu piantato a fianco della casa padronale. Un microvigneto inferiore al mezzo ettaro che, fino al 1995, non riusciva proprio a superare la produzione di 500 magnum di un vino davvero strano, molto strano, ma sicuramente e inevitabilmente originale ed esclusivo. Tuttavia, se sull’unicità del vino non vi erano dubbi, si potevano al contrario nutrire mille incertezze sulla sua futura qualità, dato che non esistevano riscontri di nessun genere. La realtà ha poi superato la previsione più ottimistica, anno dopo anno il Caberlot rivelava caratteristiche non solo uniche ma eccezionali a partire da quei profumi così intensi e spiccati di pepe nero, spezie, cacao con lieve vena erbacea e talvolta note di mirtilli. Un ventaglio di aromi che evocava il Carmenère o, più nobilmente, da un lato i vini di Saint-Emilion, dall’altro i Côte-Rôtie, ma che alla fine non assomigliava a nessun’altra tipologia o vitigno. Chi cominciava a conoscere il Caberlot e prenderci confidenza lo distingueva immediatamente e, spesso, ne restava affascinato. Gradualmente sono stati piantati nuovi vigneti e la quantità ha iniziato a essere più consistente seppur ancora molto confidenziale. I meriti di questo successo sono da distribuire a tutti gli “attori” con un riconoscimento particolare all’intuizione di Remigio Bordini e soprattutto alla costanza e alla forza d’animo di Bettina Rogosky che, dopo l’improvvisa scomparsa del marito Wolf, nel 1996, ha avuto il coraggio di non mollare traghettando questo splendido rosso nell’élite dei migliori vini italiani. Da qualche anno anche il figlio Moritz è entrato nella gestione aziendale apportando la sua esperienza imprenditoriale – una garanzia per il futuro del Podere.