

Da Friburgo alla Lombardia. Il “resistente” johanniter
Per un vino etico, pulito e contemporaneo

Un vitigno d’origine tedesca che guarda al futuro sostenibile
Nel contesto di un’agricoltura sempre più sensibile ai temi ambientali e climatici, il johanniter si presenta come una delle più interessanti frontiere della nuova viticoltura sostenibile. Nato nel 1968 nei laboratori dell’Istituto Statale per la Viticoltura di Friburgo, in Germania, questo vitigno è frutto di un incrocio genetico mirato tra riesling, seyve-villard, pinot grigio e chasselas. L’obiettivo? Creare una varietà resistente alle principali malattie fungine della vite, come oidio e peronospora, riducendo drasticamente il bisogno di trattamenti chimici e favorendo pratiche agronomiche a basso impatto.
Con il passare degli anni, il johanniter ha superato i confini della Germania e si è affermato come una soluzione concreta nelle aree viticole europee più esposte agli effetti del riscaldamento globale e all’instabilità climatica. In Italia, è arrivato più tardi, ma ha trovato in Lombardia un terreno particolarmente fertile – dal punto di vista sia agronomico sia culturale – per esprimere il suo potenziale.
Nella zona del Lago di Garda, in Franciacorta, in Valtènesi e persino in alcune aree collinari della provincia di Brescia, il johanniter sta attirando l’attenzione di viticoltori lungimiranti che vogliono coniugare qualità e rispetto per l’ambiente. Questo vitigno “resistente” non è solo un’opzione tecnica per ridurre l’uso di fitofarmaci: è anche una scelta culturale e strategica per ripensare il futuro del vino in Lombardia.