IL “PALADINO DEL RABOSO” Giorgio Cecchetto AZIENDA AGRICOLA CECCHETTO GIORGIO ... tutelare un patrimonio da affidare integro e inossidabile alle generazioni che verranno. Giorgio Cecchetto esordisce così: “ ”. Quando vai in giro e dici che sei della provincia di Treviso ti senti rispondere ‘…Treviso, la zona del Prosecco!!’; In realtà dove siamo noi, a Tezze di Piave, nella valle del Piave, al di sotto delle colline, nel cuore della denominazione di origine controllata “Venezia”, il Prosecco ha una storia molto recente che risale a soli 25-30 anni fa. Prima c’erano dei vigneti qua e là, ma pochissima cosa. Oggi il 55-60% di quest’area è coperta da Prosecco a scapito di altre varietà, quali il Merlot il Cabernet, ma soprattutto il Raboso. Sessant’anni fa il Raboso era il vitigno principe: l’80% dell’uva a bacca rossa era di Raboso, mentre oggi forse si arriva a malapena all’1,5%, in continua erosione. È un vino ormai, quasi da presidio, che sta scomparendo, ma che ha scritto la nostra storia L’AZIENDA CECCHETTO Cecchetto è un’azienda di famiglia nella quale oltre a Giorgio c’è la moglie, Cristina, che si occupa di amministrazione, il figlio Marco che segue la parte agronomica e la figlia Sara che dopo aver frequentato lo IULM a Milano segue la comunicazione. Noi non avremmo con ogni probabilità conosciuto questa azienda se Graziano, titolare del Ristorante Al Trovatore di Ceggia non ce ne avesse parlato durante una cena con l’amico Alessio, nel suo particolare e accogliente locale. Ed è stato proprio Graziano a parlarci del Raboso di Cecchetto prima e ad accompagnarci quando torniamo qualche settimana dopo, per andare a conoscere di persona il produttore. Giorgio Cecchetto è una persona diretta, legata alla tradizione, che non ama parlare di se, preferendo lasciar parlare i suoi vini. L’azienda nasce negli anni Sessanta fondata dal padre di Giorgio che a oggi, dopo averla ereditata, ha collezionato ben 30 vendemmie. IL NOSTRO CLAIM? DAI PARLIAMO DI MOTTO “Il motto aziendale è Tradizione e Ricerca e proprio su questo si fonda tutto quello che stiamo facendo e che abbiamo fatto in questi anni: “ricercare nella tradizione”. “Ciò mi ha portato anche a belle discussioni con mio padre e mi ricordo che nel 1994, quando abbiamo ricostruito la cantina eliminando tutto il legno, il cemento e la vetroresina a favore dell’acciaio, la mia decisione di avere delle botti di legno per far affinare il Raboso secondo tradizione e disciplinare, creò non poco scompiglio proprio nella testa di mio padre che mi manifestò il suo stupore nel vedere il ritorno del legno, quasi un passo indietro nel passato… Produciamo vari tipi di vino: il Verduzzo, il Tai e, anche se oggi questo territorio si identifica con il Prosecco, continuiamo a coltivare con grande passione il vitigno del Raboso del Piave, la nostra punta di diamante!” IL RABOSO “Il Raboso ha più di quattrocento anni di storia documentata; eravamo in epoca della Serenissima quando un fattore, un certo Giacomo Agostinetti al servizio dei veneziani, scriveva un testo che parlava dell’agricoltura di questo territorio e dei metodi di produzione e conservazione del vino a quell’ epoca. Il Raboso è un vino dalla forte acidità, dal tannino piuttosto irruento e si dice che questo “vin rabbioso” come vuole l’etimologia o “vin da grisu” che ti fa venire i brividi quando lo bevi; oppure si dice che per berlo bisogna essere in tre uomini: uno dal forte carattere che convince una seconda persona a berlo e una terza che lo aiuta a sorreggerlo dopo averlo bevuto. Questo per dire come sia appunto forte il Raboso. Poi se andiamo ancora indietro nella storia, nel 1400, Angelo Beolco detto il Ruzzante, alla corte della regina Cornaro cantava: ”Sto vin sgarboso che el te salta in tel bicer e te dise bevime bevime el te fa digerir anche le piere” per dire ancora una volta quant’era forte il Raboso e quanto lo è ancora. L’abbiamo un po’ perso nel tempo perché sono cambiati i gusti, i piatti son più semplici, la cucina più leggera e anche i vini devono essere un po’ più morbidi. Con le conoscenze di oggi, però, si può arrivare a una maturazione dove il tannino e l’acidità sono smussati e quindi, con un affinamento prolungato, si possono raggiungere grandissimi risultati. Non è un vino per tutti, ma è un vino che sa raccontare la storia!” ALTRI VINI DEL NOSTRO TERRITORIO La nostra azienda produce oltre al Raboso anche altri vini, sempre legati al territorio e alla storia; in primis l’incrocio Manzoni o Manzoni Bianco, fatto dal professor Manzoni, preside della scuola Enologica di Conegliano, la più antica d’Italia nata intorno alla metà dell’800. Già nel 1920-1930 si dilettava a fare diversi incroci e il più riuscito è proprio questo, il Manzoni Bianco, dove si uniscono Pinot Bianco e Riesling Renano, traendone un prodotto molto fruttato con una buona acidità e, soprattutto, buona longevità. Produciamo tutti gli internazionali dal Pinot Bianco al Pinot Grigio allo Chardonnay, ma crediamo molto anche sul Verduzzo Trevigiano; si conosce in genere il Verduzzo di Ramandolo, che è molto diverso in quanto vino solitamente dolce; qui siamo in presenza di un vino secco, con un po’ di tannino che ben si abbina ai piatti della tradizione. Altri vitigni che abbiamo sono il Refosco il Cabernet Sauvignon e, non ultimo, un vitigno sul quale stiamo puntando molto: il Carmenere, un rosso dal gusto erbaceo, un po’ vegetale che veniva confuso in passato con il Cabernet Franc, che in questo territorio soprattutto nel nord est, è il vino rosso in assoluto più consumato. LA SOSTENIBILITÀ Marco Il figlio di Giorgio, ci spiega come negli obiettivi dell’azienda, ci sia principalmente una viticoltura più rispettosa e sostenibile: “Ogni giorno, vista la moltitudine di vigneti che si sono impiantati in questi ultimi anni e si continuano a impiantare in questo territorio, la sensibilità del singolo produttore deve essere nei confronti del rispetto dell’ambiente. In primis deve venire da noi, da chi produce l’uva e il vino. Noi siamo molto attenti in azienda, pur lavorando nel convenzionale e quindi non nel biologico, utilizziamo prodotti fitosanitari con un profilo tossicologico molto basso, un basso impatto ambientale che non arrecano danni all’operatore che li sta utilizzando e alle persone che in questo territorio con i vigneti de vono convivere”. NON FACCIAMOLO SCOMPARIRE “Abbiamo iniziato a parlare di Raboso”, torna a dire Giorgio “e vorrei concludere con il Raboso, perché oggi è un vino che sta scomparendo e che mi sento di difendere con tutte le mie forze. Perché sono le nuove generazioni a non sapere di cosa si tratta ed è un peccato: basti pensare ai 400 anni di storia che il Raboso si porta dietro, quante generazioni si sono succedute e sono riuscite a portarlo ai giorni nostri. Noi abbiamo almeno il dovere di doverlo conservare per poterlo tramandare a chi verrà dopo di noi! Questa è una cosa fondamentale nel rispetto di chi ci ha preceduti”. Giorgio Cecchetto AZIENDA AGRICOLA CECCHETTO GIORGIO Via Piave, 67 35128 Tezze di Piave TREVISO www.rabosopiave.com