La padrona di casa deve sempre accertarsi che il caffè sia eccellente e il padrone di casa che i liquori siano di prima scelta.” Nella Fisiologia del gusto Anthelme Brillat-Savarin accennava a pratiche conviviali d’antan. Rituali e magie innestate nel tessuto temporale quotidiano. Precisi i rimandi all’immaginario riferiti a quel mondo borghese in cui si identifica un universo di sfaccettature con l’anima bella e imbellettata di una generazione di signorine dalle buone maniere, eleganti concentrati di crinoline e merletti. Si evoca un immaginario di signorine Felicita che “sei quasi brutta, priva di lusinga nelle tue vesti quasi campagnole ma la tua faccia buona e casalinga ma i bei capelli di color sole attorti in minutissime trecciuole, ti fanno tipo di beltà fiamminga”.
Il Vermouth si riverbera placido nel crepuscolo post-decadente e lì vi si addormenta per risvegliarsi d’improvviso come una bella addormentata imbellettata. Da post-decadente a post-moderno nella capacità di mostrarsi contaminato e fluido come il mondo contemporaneo. Il genio e l’intuizione dell’uomo s’insinuano nella materia prima vinosa, per poi essere ulteriormente rielaborati magari, non necessariamente, da un barman. Passaggi di una materia che si trasforma, senza soluzione di continuità.
Comprende le sfaccettature di questo universo moltiplicativo di possibilità creative Elena Maffioli, raffinata donna del vino, ammaliata dalle incredibili evanescenze di questo micro-mondo. Ricordi e combinazioni aromatiche di rara finezza ed eleganza. Un mondo di sapori che difficilmente si pensava si potessero rivelare in maniera così variegata. Questo arcano spettava al vino, scrisse qualcuno. I tempi cambiano e, a volte, come in questo caso, ritornano. Il Vermouth è tornato. Lunga vita al Vermouth.
Andrea Grignaffini
Condirettore Spirito di Vino