Solo ciò che ha carattere resta vivo e torna quando le mode passano. Questo è quello che sta accadendo al Vermouth oggi. Una volta era la bevanda immancabile nei mobili bar e nelle vetrinette dei salotti, un cordiale benvenuto offerto dalle padrone di casa e adatto a ogni occasione. Colette Rosselli, nota al grande pubblico con lo pseudonimo di Donna Letizia, regina indiscussa del bon ton, scriveva nel suo libro “Il Saper Vivere di Donna Letizia” che ne andava sempre tenuta in casa una bottiglia. Con l’arrivo degli anni Settanta e la diffusione delle prime mode d’Oltreoceano, nuovi prodotti di scuola americana lo sostituirono e il nostro vino aromatizzato divenne la Cenerentola dei mobili bar, rinnegato e considerato un retaggio di un’epoca ormai passata. Oggi, invece, grazie al successo dei più recenti prodotti artigianali e al loro uso in mixology, il Vermouth si è fatto nuovamente largo nel mondo del vino e degli spirits, dall’aperitivo, alla cena e all’after dinner.
Capitolo 1
Sulle tracce del Vermouth
Cos’è il Vermouth?
Il Vermouth - un ‘vino non vino’ che di per sé è anche un cocktail, un nettare moderno, ma dalle sfumature rétro - è il vino aromatizzato made in Italy
per antonomasia, padre di tutti gli aperitivi, un vero status symbol dei primi anni del Novecento.
La legge italiana lo definisce un prodotto composto da almeno il 75% di vino, dolcificato e aromatizzato con un’infusione alcolica composta da varie
piante aromatiche, la cui principale risulta essere l’assenzio nella sua varietà Pontica e Romana.