2. L’ANALISI DELLA MATURAZIONE DELLE UVE E LA LORO VALUTAZIONE Ormai dal 1992 proseguiamo in questo lavoro di valutazione dell’andamento dell’annata vitivinicola che, quest’anno, segue la chiusura della vendemmia piemontese con la stessa rapidità e precocità con le quali anche questa si è volta. Seppur come sempre delicato, il compito di quest’anno è più piacevole, dovendo scegliere le valutazioni da assegnare nella parte più alta della scala qualitativa, con un numero elevato di stelle, senza nessuna eccezione per i vitigni e/o i loro specifici areali delle zone viticole piemontesi. Novità di quest’anno è l’implementazione delle valutazioni con la verifica del trend dei pesi medi delle bacche per la maggior parte dei vitigni monitorati. Un lavoro importantissimo, di cui si sono poste le basi, sicuramente da ampliare, che renderà possibili - con la formazione di un database storico e la conseguente possibilità di confronto tra le annate - non solo delle valutazioni quantitative più precise, ma che potrà anche in futuro portare, entro certi limiti, alla possibilità di realizzare stime e previsioni precoci. Fattore non di poco conto visto il valore che ruota intorno alle produzioni e al settore. Inoltre dall’analisi del peso medio della bacca si possono ottenere una serie di informazioni in grado di implementare e completare la valutazione di alcuni parametri fondamentali, primo fra tutti quello della maturità fenolica, essendo questa assolutamente influenzata dal rapporto tra buccia e polpa. Sono riportati approfondimenti specifici in merito nel capitolo dei Nebbioli di Langa e Roero a pag 33 e nell’approfondimento sulla maturità fenolica degli stessi a pag 41. LA NOSTRA STORIA È IL NOSTRO PRESENTE “Miracolosa” è il termine forse più appropriato per descrivere l’annata 2022 in sintesi, e quello che più rispecchia il risultato viticolo complessivo ottenuto nel 90% dei vigneti piemontesi, considerando il decorso termico e pluviometrico estremo descritto nel precedente capitolo 1 e che verrà ripreso nel capitolo 3 con la trattazione degli aspetti fenologici e agronomici dei singoli vitigni. Possiamo pertanto tralasciare la consueta premessa alla lettura, che spesso in passato ci siamo sentiti in dovere di anteporre quando il risultato viticolo di alcune zone fosse stato decisamente inferiore ad altre per l’incidenza di fattori naturali avversi diversamente distribuiti. Semmai quest’anno si può proporre la considerazione principale della difficoltà esistente nel trasferire il nostro giudizio sulla qualità delle uve direttamente a quello dei vini che ne origineranno. L’impressione è che in annate come questa sia necessaria cioè una tecnica di vinificazione estremamente accorta per valorizzare ed equilibrare le caratteristiche estreme dei mosti, che anche in rapporto a concentrazioni zuccherine molto elevate, hanno mostrato (insieme a dotazioni molto basse di APA e rese più basse nella trasformazione) valori talvolta critici per quanto attiene alle acidità totali e alla dotazione di acido malico in particolare, in alcuni casi risultate inferiori anche a quelle del 2003. Il rapporto tra zuccheri e acidità è risultato infatti estremamente elevato, portando a qualche riserva, forse l’unica, sugli aspetti non secondari per la qualità dei vini legati a freschezza, complessità e longevità, anche e soprattutto per le tipologie destinate al lungo invecchiamento. D’altro canto, vista la tendenza climatica, l’esperienza di vinificazione di uve da annate estremamente calde è aumentata negli ultimi anni e ciò giocherà sicuramente a favore anche della gestione enologica e del conseguente risultato finale dei vini. Un altro fattore importante, che ha innalzato generalmente i giudizi relativi alla qualità delle uve, tipico di annate cosi “rapide”, è il ridimensionamento della variabilità del risultato viticolo. Salvo casi particolari, legati alle posizioni più esposte dei vigneti, l’eterogeneità presente all’interno delle aree o degli stessi appezzamenti, soprattutto quando le differenze sono legate alle posizioni alte e basse dei versanti, si è notevolmente livellata proprio in funzione della disponibilità idrica, come sarà meglio specificato nel capitolo che segue. Qui basta ricordare che tale miglioramento nell’omogeneità qualitativa non può che contribuire a suggellare il giudizio generale già estremamente positivo dell’annata. Ulteriori approfondimenti saranno inoltre trattati in uno specifico capitolo 5 che vuole dare, quest’anno, un valore aggiunto a questa pubblicazione, quasi a renderla un “manuale di istruzioni per un prossimo ed eventuale 2022” se e quando un’annata così estrema dovesse ripresentarsi. In questa sezione saranno infatti presentate le interpretazioni sugli adattamenti fisiologici che la vite ha messo in atto in risposta allo stress e che hanno reso possibile quello che non possiamo che definire ancora come un miracolo quanti-qualitativo. Resta peraltro la necessità di studiare i cambiamenti strutturali e gli approcci agronomici al vigneto più idonei nell’ipotesi che il trend termo-pluviometrico osservato quest’anno possa ripetersi, in relazione al cambiamento climatico in atto. In tal caso sarebbe difficile pensare che il miracolo descritto possa ripetersi ancora. Nel frattempo però, abbiamo l’occasione di godercelo nei vini. Buona lettura.