3. L’ANNATA, LA VITE E LA QUALITÀ DELLE UVE Stress idrico e termico combinati da record con una risposta generale della vite “miracolosa” A cura di Michele Vigasio Data la chiusura dell’inverno meteorologico 2021-22 con il decorso combinato di temperature e piogge probabilmente più caldo e secco di sempre, ci si poteva attendere un germogliamento estremamente anticipato. La scarsità di precipitazioni (una media che in Piemonte è stata di meno di 50 mm di pioggia, con minimi fino a circa 35 mm) per un lasso di tempo simile e - si noti bene - nello stesso periodo dell’anno, trova analogie solo nel lontano biennio 1920-21 e nel più recente 1980-81. L’anticipo atteso nella ripresa vegetativa tuttavia di fatto non c’è stato a causa - e quest’anno lo ha definitivamente evidenziato - dell’influenza su tale fase fenologica delle temperature della prima metà di marzo. In merito, si riporta deducendolo dagli approfondimenti del capitolo 1, che la temperatura media di tale mese di apertura primaverile è stata nella norma, e probabilmente il “freno” che ha trattenuto la vite nella sua ripartenza è stato determinato dalla soglia termica minima, legata alle temperature notturne, invece piuttosto basse. Altre specie spontanee, probabilmente con soglia più bassa sono partite invece molto in anticipo rispetto alla vite e con distacco più ampio rispetto al solito. Molto importante anche il fatto che a una ripresa vegetativa frenata nella sua partenza, sia seguito uno sviluppo lento dei germogli anche in aprile (anche questo ancora avaro di precipitazioni). A questo esordio si deve un beneficio sicuramente non trascurabile nel bilancio finale dell’annata: il germogliamento e lo sviluppo più precoci e rapidi avrebbero determinato un anticipo che si sarebbe andato ad aggiungere a quello già elevatissimo registrato, con conseguenze probabilmente molto negative. I primi apporti idrici arrivati a interrompere il periodo siccitoso descritto (senza tuttavia rappresentare un sostanziale ripristino della condizione di carenza) si sono avuti tra il 25 aprile e il 10 di maggio, con piogge di maggiore consistenza nel Sud della Regione. Questa differenza primaverile nelle precipitazioni ha determinato una relativa maggiore incidenza di peronospora negli areali delle Langhe. A parte una seppur contenuta preoccupazione iniziale - e a dire il vero lo stupore per l’avvio di infezioni primarie inaspettate dopo il lunghissimo periodo secco descritto- occorre però sottolineare che sul fronte della difesa antiparassitaria, l’annata non ha poi destato nessun tipo di problema (salvo l’immancabile pressione dell’oidio, comunque nella norma, nelle zone più critiche del Moscato e del Gaviese). Anzi, cosa non da poco, come caratteristica saliente riportiamo una riduzione dei trattamenti antiparassitari di circa la metà, passati mediamente da 12 a 6, grazie a una sempre maggiore esperienza valutativa e all’assunzione di qualche non banale rischio ‘calcolato’ in più, per la limitazione delle sostanze attive consigliate e il prolungamento degli intervalli tra gli interventi. È semmai da segnalare e ricordare una recrudescenza fortissima per quel che riguarda la Flavescenza dorata, in particolare sul Barbera ma anche su altri vitigni notoriamente meno sensibili. Non è da escludere la connessione di tale fenomeno, avvenuto in tutto il Nord Italia, a possibili scompensi nel trasporto floematico della vite legati allo stress severissimo. Monferrato, aprile 2022.