50 VARIETÀ TRADIZIONALI DEL PIEMONTE: ALCUNE SORPRESE NASCOSTE DA LUNGO TEMPO A cura di Stefano Raimondi Per il quarto anno consecutivo eccoci ancora a parlare di vitigni minori piemontesi. Tre le variet trattate nel 2022 perch allora poste in osservazione, Liseiret, Moretto grosso e Pignola sono ormai definitivamente autorizzate alla coltura sul territorio regionale, mentre di altre dodici di recente autorizzazione abbiamo scritto nel 2023 e 2024. Gi questi numeri rendono subito evidente la grande ricchezza di variet tradizionali che si continuano a coltivare nella nostra regione. Occupiamoci ora di variet minori entrate nel Registro nazionale delle variet di vite da molto tempo, spesso fin dalla sua stessa costituzione (1970), ma che da allora non hanno avuto una sostanziale espansione o, pi spesso, hanno visto ridursi la superficie loro dedicata. Barbera bianca La Barbera bianca attualmente coltivata da pochissime aziende dell areale tipico, ovvero l Acquese e l Ovadese, dove talora chiamata anche Carica l asino. Precisiamo per che quest ultimo nome utilizzato nel Registro nazionale per un altro vitigno, il cui profilo genetico corrisponde al Vermentino-Favorita. Nomi pi esclusivi, utilizzati per indicare il nostro vitigno in passato erano Bertolino, utilizzato nell Alessandrino, Uva ovata (nel Novese) e Peis n, usato nell area tra la Bormida di Spigno e l Orba. L attuale superficie dedicata alla Barbera bianca in Piemonte non supera sicuramente i 10 ettari, nonostante le statistiche ufficiali (ISTAT, 2010) indichino in oltre 140 gli ettari coltivati in Italia, frutto di evidenti errori di denominazione a cui si presta il nome della variet . Ci nonostante, negli ultimi anni tornato un certo interesse per le produzioni di questo vitigno, che deve il suo nome non a una parentela con la Barbera a bacca colorata, ma solo a qualche somiglianza morfologica (in primis l acino nettamente ellittico) e compositiva (una spiccata acidit ), con il grande rosso piemontese. Stando ai geni e agli studi condotti dal gruppo di ricerca guidato da Anna Schneider, la Barbera bianca 4 L ANNATA VITIVINICOLA IN PIEMONTE 2025 Inquadra il Qrcode per scaricare la tabella delle variet introdotte nell elenco delle autorizzate alla coltura in Regione Piemonte a partire dall anno 2000. risultata invece essere discendente dell incrocio tra il Timorasso e un quasi ignoto Crov n, variet ritrovata nel Finalese, ma che un tempo doveva essere presente anche nell Alessandrino, dove ha originato la nostra e altre variet . Non c da stupirsi, quindi, se la Barbera bianca sia variet tradizionale della porzione sud-occidentale della provincia di Alessandria, area dove peraltro gi segnalata e indicata come vitigno principale a bacca bianca, a partire dal 1831 nei reportage di viaggio del pomologo Gallesio, e forse anche prima. Venendo a oggi, la buona produttivit e l acidit spiccata dei suoi mosti, hanno fatto rinverdire l interesse per questo vitigno e si intravede per esso la possibilit di qualche sviluppo, al di l della coltivazione da parte di quelle poche aziende che, meritoriamente, hanno a lungo mantenuto la sua coltivazione e vinificazione. Moscato nero di Acqui L identit di questo vitigno stata a lungo misteriosa. Fin dalla sua costituzione, infatti, nel Registro nazionale figura questa variet , alla quale tuttavia non era stato associato alcun riferimento morfologico che ne permettesse l identificazione. Tuttavia la presenza in molte aree piemontesi di una variet spesso denominata Moscato nero e la sua particolare abbondanza nei vecchi vigneti dell Acquese (dove peraltro era chiamato quasi sempre Malaga o Maliga ), hanno portato Anna Schneider e chi scrive a considerare che fosse questo il Moscato nero che si era voluto inserire nel Registro. Il nome, d altronde, ben si adatta alla variet , che ha aroma terpenico e una colorazione schiettamente nera degli acini maturi, per via della scarsa presenza di pruina. Il Moscato nero di Acqui, come gi detto, non era per coltivato solo nell Acquese; lo abbiamo ritrovato in larga parte del territorio regionale, nell Oltrep pavese e fino in Lunigiana. Certamente il vitigno originario dell Italia settentrionale, visto che abbiamo dimostrato che sia nato dall incrocio tra la Coccalona nera (genitore anche di Barbera, Uva rara, Ve-