cap. 3

CLASSIFICARE PER SEMPLIFICARE: UNA CHIAVE UNICA PER APRIRE TUTTE LE PORTE

Se uno non capisce una persona, tende a considerarla stupida.
(C.J. Jung)

Non è da ieri che l’essere umano prova a “classificare” i suoi simili, inserendoli in categorie omogenee. Ti sarai accorto anche tu che, nonostante la singolarità di ciascuno, esistono delle aggregazioni di “caratteristiche ricorrenti”, a queste aggiungi il fatto che tutti cercano di semplificare le relazioni interpersonali a seconda del tipo di persona che si ha davanti. Tutto questo ha prodotto fin dall’antichità teorie più o meno attendibili sui cosiddetti “tipi umani”.
La più celebre è sicuramente la teoria degli “umori” di Ippocrate: il sapiente dell’antica Grecia, considerato fondatore della medicina occidentale, era convinto che gli esseri umani fossero classificabili sulla base degli “umori” (collerico, flemmatico, melanconico, sanguigno) e che la tendenza all’eccesso di uno dei quattro “umori” potesse definire un carattere psicologico, un temperamento e infine anche una costituzione fisica.