3 PERCHÉ FARE ENOTURISMO?

Per molto, forse troppo tempo, l’attività enoturistica è stata considerata da gran parte delle imprese del vino italiane come la “disponibilità a tenere aperto il cancello della propria azienda”.

Non deve far sorridere o meravigliare questa considerazione, in quanto l’ospitalità è entrata a far parte della cultura rurale in tempi molto recenti.
Chiunque abbia un po’ di capelli bianchi facilmente ricorderà almeno qualche aneddoto di fuga da qualche azienda agricola, minacciato da agricoltori inferociti preoccupati che qualcuno potesse rubare loro qualche mela, anguria, ciliegia o uva.
Aver portato le aziende agricole, non solo quelle vitivinicole, ad accettare la sfida dell’apertura, pertanto, non è certo stata una scelta semplice o scontata.
È stato un processo lungo e, ancora oggi, non è raro trovare qualche imprenditore che ci confessa la sua difficoltà a tenere aperto quel “maledetto cancello”.
Non molto tempo fa, un noto imprenditore del vino veronese ci ha confessato:
“Sapessi che frustrazione provo quando, soprattutto il sabato o la domenica, vedo qualche turista fuori dal nostro cancello, intenzionato a visitarci”.
E, sempre in questa direzione, ricordiamo bene l’esperienza di un produttore maremmano che, ridendo, ci raccontò di quella volta che:
“La mi mamma si spacciò per la governante che stava andando giù al mare pur di non dover accogliere quattro turisti tedeschi”.
Certo, sono storie paradossali ed estreme, ma che comunque fanno ben capire quanto l’ospitalità sia una scelta difficile, tanto più per un comparto che da sempre si è impegnato a produrre e non ad accogliere.
Per questa ragione, quando si intraprende la complessa attività enoturistica è importante domandarsi fin da subito quali sono gli obiettivi di tale scelta.