il corsaro del Rodano
Roberto Bellini

Rhône, Rodano: un fiume, una storia.


Una storia che nasce alla fine dell’era terziaria, quando il mare ricopriva le terre fino a Lione. Fu il sollevamento delle Alpi e del Jura a originarlo, facendolo scivolare inizialmente verso ovest, ai fianchi del Massiccio Centrale. Lentamente il fiume si spostò verso est. Allora il corso d’acqua inglobava anche la futura Saône. Le glaciazioni del quaternario, prima, e il progressivo ritiro dei ghiacciai poi, fecero che il futuro fiume Rodano trovasse la posizione attualmente occupata facendo nascere quella che sarà la Saône. Il Rodano è lungo 812 chilometri, di cui 522 in Francia e 330 navigabili. Nel corso dei secoli le acque, che scorrono nell’ordine di 1.690 m3/s, hanno prodotto storie e miti, si sono fatte raccontare dagli abitanti delle sue rive, hanno incusso timori e paure, ma sono riuscite a plasmare anche delle serenità ambientali. Un fiume che rappresenta l’essenza di tutte le acerbità tra l’uomo e l’acqua, come il Tarasque, un po’ drago un po’ coccodrillo, che fuoriuscito dall’inferno si cala nel Rodano e distrugge imbarcazioni, marinai e abitanti, per lo più pescatori, a Tarascon; oppure il Drac, infido serpente/dragone guardiano del tesoro posto sul fondo del fiume, che attira gli uomini, ammaliati dal suo valore, e li divora o li fa prigionieri. All’opposto lato, quello della bontà, ecco arrivare saint Nicolas, vescovo di Myre e Lycie, salvatore e protettore dei marinai d’acqua dolce.

Fiume che è stato anche fonte di ispirazione per artisti e pittori, da Simone Martini a Matteo Giovanni, fino a giungere alla celeberrima scuola di Avignone, o più splendidamente a quel Vincent Van Gogh che nel 1888 immortalò genialmente il flusso d’acqua con il dipinto La nuit étoilée sur le Rhône.