aeroplan airport
Alessia Cipolla

Siamo atterrati nella nuova cantina di Domenico Clerico, “Aeroplano Selvatico”.

Per capire un uomo, basta osservare le sue mani. In quelle di Domenico Clerico c’è incisa a caldo la storia della sua vita e delle Langhe: mani nude devote alla vigna che hanno zappato, scavato, estirpato, piantato, potato in tutte le stagioni, a tutte le temperature, giorno dopo giorno, per tutta una vita.
Mani come memorie viventi di una Langa ormai lontana, fatta di povertà, di durissimo lavoro e di un recente straordinario riscatto. Mani fiere, consapevoli dei sudati sacrifici e dei successi internazionali, indurite dal lavoro e dal tempo, ma, nonostante tutto, non dalla vita, che in un attimo si allargano per un saluto caloroso.
Incisi nella linea della vita di Domenico Clerico, la perdita di una figlia di 9 anni che oggi ne avrebbe 37, Cristina, alla quale ha dedicato il Percristina, uno dei suoi cinque Barolo, e una recente difficile malattia: solo la lunga e profonda linea dell’amore per la sua terra e per i suoi vini hanno potuto dargli la forza di procedere senza guardarsi troppo indietro.
Giuliana, la moglie, donna di Langa, leale, forte e concreta, è stata l’àncora che gli ha permesso di volare alto, per poi sapere, sempre, dove tornare: proprio come un Aeroplanservaj (aeroplano selvatico), non a caso il soprannome che il padre diede a Domenico bambino e che egli ha donato a un altro dei suoi Barolo.