Da Carrara di gran carriera di Emanuele Lavizzari

da Carrara di gran carriera Emanuele Lavizzari La stagione invernale è al culmine quando contattiamo Andrea Balleri. Il Miglior Sommelier d’Italia 2013 lavora al Badrutt’s Palace Hotel di Saint Moritz in Svizzera e riusciamo a trovare qualche momento di tranquillità per dialogare con lui tra un cocktail e due calici di champagne serviti agli ospiti della prestigiosa struttura alberghiera elvetica. Le attrazioni sciistiche e paesaggistiche del Cantone dei Grigioni attirano tra dicembre e marzo numerosissimi turisti, che in questo periodo superano di gran lunga i circa cinquemila abitanti della cittadina sulle rive dell’omonimo lago. Andrea non ha bisogno di presentazioni: due titoli come Miglior Barman del Mondo, Professionista dell’Anno Solidus nel 2012, quarto classificato al concorso Miglior Sommelier del Mondo l’anno passato e Miglior Sommelier della Toscana nel 2009, oltre al già citato successo all’ultimo concorso nazionale. Questi sono solo alcuni dei riconoscimenti contemplati nel suo ricco palmarès. Andrea, il titolo italiano rappresenta senza dubbio un traguardo rilevante, ma anche un nuovo punto di partenza, considerando la visibilità che ne consegue. Come stai vivendo il periodo successivo alla conquista di questo significativo riconoscimento? Lo considero un gran bel punto di partenza, sperando che possa sfociare in nuove opportunità. Sinceramente, dal giorno successivo al concorso mi sono immerso nel lavoro perché stava per iniziare la stagione invernale, per noi molto complessa e impegnativa. Penso che la vittoria di un concorso sia la grande soddisfazione di un giorno, anche se numerose persone continuano a chiamarmi per complimentarsi, e questo fa enormemente piacere. Se dovessi raccontarci in poche righe questa vittoria, cosa diresti? Devo ammettere che questo concorso rappresentava per me un sogno, dopo due secondi posti, quindi sono davvero felice. È facile gettare la spugna dopo gli insuccessi. Invece ho voluto continuare, credevo che un giorno ce l’avrei fatta e questo si è avverato. Chiaramente un pizzico di fattore C non guasta, perché tutti i sommelier in gara sono bravissimi e la vittoria si decide sempre per pochi punti. Quando e come è iniziata la tua passione per il vino? Questa mia passione è iniziata nel 1998, quando lavoravo all’Isola d’Elba insieme al Delegato AIS di allora, Alberto Zanoli. Una grande persona. Simpaticamente, terminato il servizio serale, mangiavamo e degustavamo qualche bicchiere e pian piano mi insegnava e mi trasmetteva l’interesse per il vino. In che modo sei venuto a conoscenza dell’AIS e ti sei avvicinato all’Associazione? Ho sempre sentito parlare dell’AIS, da quando mi sono affacciato in questo ambito lavorativo. È stato sempre Alberto Zanoli a riferirmi tutto quello che veniva organizzato a livello regionale e nazionale. Puoi considerare qualcuno in particolare tuo maestro? A chi ti senti di esprimere gratitudine in questo momento? Come ho detto, inizialmente i primi passi con Zanoli sono stati fondamentali. Poi decisivo per la mia crescita è stato Roberto Bellini. Ho avuto la fortuna di lavorare quasi dieci anni nel Resort Grotta Giusti a Monsummano Terme (PT), vicino Montecatini Terme. Lì ho frequentato i corsi AIS con Bellini e tutto il suo gruppo di lavoro, figure meravigliose che mi hanno trasmesso le loro competenze e il loro entusiasmo. Sono grato a molte altre persone, da cui ho ricevuto tanto. In primis la Scuola Concorsi della Toscana che ha iniziato a muovere i primi passi nel 2006. Figure di spicco come Leonardo Taddei e Cristiano Cini hanno dato e continueranno a dare molto a tutti i sommelier toscani e non solo. Hanno impresso quella scossa di cui i sommelier avevano bisogno: credere in quello che si fa, applicarsi di continuo, studiare tanto. Quando Cini all’inizio raccontava le sue esperienze, dicevo tra me e me: “Ma questi sono marziani?”. E lo penso ancora. Il loro livello di preparazione è altissimo. Un grazie di cuore lo rivolgo al Presidente di AIS Toscana Osvaldo Baroncelli che ha permesso la creazione della Scuola Concorsi. Voglio ricordare che da questa scuola abbiamo avuto il piacere di veder trionfare al campionato italiano toscani come Luca Martini (2009), Gabriele Del Carlo (2011) e lo stesso Martini nel Mondiale WSA 2013, tralasciando molti altri grandi risultati e piazzamenti sul podio di altri sommelier. Quali consigli daresti ai sommelier che per la prima volta affrontano una competizione? Il mio consiglio è quello di buttarsi, provare a fare tutti i concorsi. Si cresce tantissimo. Se la prima volta va male, si proverà una seconda e una terza. Mai darsi per vinti e crederci sempre fino in fondo. Cosa ricordi del tuo esordio nelle competizioni che ti hanno portato fino alla conquista di questo titolo? C’è un episodio molto particolare legato al mio primo concorso al Miglior Sommelier di Toscana nel 2005. Conobbi un altro grande personaggio, Maurizio Zanolla, che stravinse il concorso grazie alla sua grande preparazione ed esperienza. In finale eravamo io, lui e una ragazza di Firenze, Claudia Bianchi. Bene, prima di entrare a svolgere la sua prova Zanolla ci spiegò nei dettagli come si eseguiva correttamente la decantazione. E alla fine sorridendo ci disse: “Sì, ma ora niente scherzi! Voglio vincere io!”. Penso da sempre che Maurizio quel giorno avrebbe meritato due avversari di più alto livello, noi non eravamo alla sua altezza, ma questo mi servì per spronarmi a migliorare. Hai partecipato a moltissimi concorsi. Cosa hanno rappresentato per te queste esperienze? Sono stati momenti fondamentali per la mia crescita. Senza queste partecipazioni non sarei quello che sono anche nel lavoro. Il confronto con i colleghi, le amicizie e i rapporti di stima con gli altri sommelier, lo studio insieme: a me tutto questo è servito tantissimo. Mi sono sempre messo in gioco. A volte è andata bene, a volte male, ma ho sempre imparato qualcosa da un concorso. Se non provi, non impari e non capisci come funzionano queste gare. Tra i vari riconoscimenti che hai ottenuto sei stato anche per due volte Miglior Barman del Mondo. A tuo parere quali sono i punti di contatto tra questa figura e quella del sommelier e cosa invece distingue queste due professionalità? Sì, ho avuto la fortuna di vincere anche due titoli mondiali come barman. Ci sono molti elementi in comune e mi è servito parecchio ricoprire entrambi i ruoli. Penso che mi abbiano completato. Il barman esegue certamente più drinks, ma bisogna tuttavia che conosca i distillati come nel mestiere del sommelier, e anche tè, caffè, acque, sigari. Oggi poi un buon barman non può prescindere dal conoscere anche il vino, altrimenti non va da nessuna parte. A dir la verità, penso però che l’incrocio perfetto tra due professionalità sia quello fra chef e sommelier. Quali sono i tuoi prossimi programmi e obiettivi professionali? È importante fare bene il proprio lavoro. Spero di continuare a svolgere quello che sto facendo, ma non nascondo che in futuro mi piacerebbe lavorare in un’azienda vinicola, occupandomi chiaramente più di vino e di marketing, organizzando tutto ciò che ruota intorno alla struttura. Credo che non si debba mai dare nulla per scontato e rimanere sempre con i piedi per terra. In questo mestiere non si finisce mai di imparare. Quindi avanti tutta, perché bisogna migliorarsi sempre. E soprattutto, un bravo sommelier non deve essere avaro di sorrisi. DAL 1965 COLTIVIAMO LA CULTURA DEL VINO. SABATO 17 MAGGIO 2014. GIORNATA NAZIONALE DELLA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO. È PER NOI UN PATRIMONIO CULTURALE DA PROMUOVERE E VALORIZZARE. CI ACCOSTIAMO A LUI CON DEDIZIONE E RISPETTO, ATTRAVERSO LO STUDIO DELLA STORIA E DELLA TRADIZIONE TERRITORIALE, PASSANDO PER LA RICERCA E LA SCIENZA DELLE GRANDI INNOVAZIONI ENOLOGICHE. UN IMPEGNO CHE NON DIMENTICA MAI IL VALORE DEL CONTATTO E DELLA RELAZIONE CON CHI NE È ARTEFICE E NE CUSTODISCE I SEGRETI PIÙ ANCESTRALI. SCOPRI ANCHE TU, INSIEME A NOI, IL VERO GUSTO DEL VINO, IL VINO QUEL SAPORE CHE È IL SUO SAPERE.