tabacco, (in) principio (fu) attivo
Marco Starace

Potrà suonare strano al giorno d’oggi, ma il tabacco giunse in Europa con una reputazione da vero e proprio toccasana. Scopriamone benefiche virtù e inguaribili vizi.

Chissà cosa pensò Cristoforo Colombo quando, nell’ottobre del 1492, tra l’isola di Santa Maria e quella di Fernandina un indio su una piroga gli offrì in segno di omaggio un po’ di pane, una zucca d’acqua e un pezzo di terra rossa, ridotta in polvere e impastata con foglie secche.

Certo non poteva presagire che l’oro, che non trovò mai, era sotto i suoi occhi: il tabacco, oro nero fatto di fibre e terra.

I nomi della pianta del tabacco, Nicotiana Tabacum, e del suo principio attivo, Nicotina, sono stati attribuiti da Linneo, botanico incaricato di catalogare le piante del Nuovo Mondo, all’ambasciatore francese in Portogallo Jean Nicot, che non navigò mai nei Caraibi, ma fu il primo a inviare alla corte di Caterina de’ Medici polvere di foglie di tabacco da utilizzare come sciroppo contro la cefalea.

La Nicotiana, facente parte della famiglia delle Solanacee come il peperone, la melanzana o il pomodoro, ha avuto origine nelle Ande peruviane, diffondendosi in Centro America, in Brasile, nei Caraibi e in Venezuela.

Grazie ai viaggi del nostro capitano genovese e ai colonizzatori europei il tabacco è stato esportato in diverse parti del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Africa alla Cina.

Nel 1600 l’uso del tabacco contagiò numerosi Paesi. Perfino nel corteggiamento era considerato un gesto nobile offrire una sniffata di tabacco alle signore: nacque così una fiorente produzione di eleganti tabacchiere cui le nobildonne parigine potevano attingere per gustare i “bonbons de tabac”. Un pizzico di tabacco regalava non solo gioia, ma anche sollievo ai dolori mestruali, tanto che il tabacco divenne “Herba santa” e in onore di Caterina de’ Medici “Herba della Regina”, fino ad essere chiamato “Panacea di tutti mali”.