Il profumo del vino, formato da pennellate leggere o incisive, ma sempre stratificate su uno sfondo cromatico che percorre la sua storia, ne svela origini ed evoluzione. Il colore è il preludio di tutto ciò che il vino esprimerà e il profumo, molto spesso, lo segue in un crescendo di emozioni odorose. L’ideale parallelismo cromatico e profumato dei vini bianchi è tracciato anche dai rossi, scandito dal passare del tempo. Un po’ meno dai rosati. Il profumo dei vini rosati è una carezza delicata, anticipata da tonalità corallo, salmone o buccia di cipolla, che a volte diventa più confidenziale quando il colore assume gradazioni più intense, con riflessi violacei o aranciati in funzione di un passato molto recente o, molto raramente, di una storia un po’ più lunga. Spesso, impalpabile come petali di fi ori di mandorlo o succoso come la polpa delle ciliegie, il vino rosato è l’espressione di come l’uomo lo ha concepito e plasmato. Il tempo di macerazione, filtrato attraverso l’impronta del vitigno e del territorio, determina le sue sfaccettature cromatiche e odorose, che percorrono sempre il sentiero della freschezza dei lamponi e del ribes, delle fragoline di bosco e dei fi ori rossi, ancora più accattivante quando il colore vira su intensità che sfiorano il labile confine del colore rubino. Lagrein e montepulciano, per esempio, che offrono ai vini rossi colori profondi e profumi di grande spessore, possono esprimersi su un registro soffi ce e delicato. Il Lagrein Kretzer libera le note fragranti di un cestino di lamponi e fragoline di bosco appena colti, e il Cerasuolo d’Abruzzo, il cui colore vibrante si riflette in un assaggio più concreto, svela intensi profumi di piccoli frutti a bacca rossa. Un Garda Classico Chiaretto regala fresche sensazioni di lamponi e gelatina di fragole e rosa, e un Salice Salentino Rosato, elaborato da negroamaro, di melagrana, lamponi e rabarbaro. Un colore rosa tenue percorso da riflessi ramati, oro rosa o buccia di cipolla, può nascondere un intrigante trabocchetto.