silenzio, l’assenzio
Fulvio Piccinino

Una storia affascinante e controversa: nato in Svizzera e reso famoso dai francesi, l’assenzio si è largamente diffuso nell’Ottocento, per poi essere messo al bando nei primi anni del Novecento.

Prodotto assai controverso nella storia della liquoristica mondiale, l’assenzio è nato in Svizzera a metà del 1700 con scopi curativi, ma da essa fu bandito nel 1910, così come da quasi tutto il resto d’Europa, per le sue presunte doti allucinogene. Fu ritenuto responsabile anche di intossicazioni epatiche a causa del famigerato alcaloide, il tujone, ma a determinarne la scomparsa pesarono non poco gli interessi economici legati al suo consumo.

L’assenzio come principio curativo ha radici antichissime. Gli egizi aromatizzavano con questa pianta lo zythum, con scopi curativi dell’apparato digerente, Ippocrate la utilizzava massicciamente e ai Romani era noto il vinum absinthiatum. Nel Medioevo calò una fama sinistra, sulla scia di un passo dell’Apocalisse (8.10-1): “Cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fi umi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare”. La sua temuta tossicità troverebbe conferme nell’etimologia del nome, derivante per alcuni dal greco apsinthos, composto da a privativa e psinthos, “diletto, divertimento”, per altri dalla forma popolare aspinthion, unione di asp, “spiacevole, pericoloso”, e inthos, usato in botanica per definire le piante.

Nel luogo d’origine, la svizzera Val-de-Travers, si dibatte sul suo creatore. In questa vallata infusione e distillazione erano note da secoli, e la farmacopea casalinga da sempre preparava un rimedio curativo a base d’anice verde, melissa, assenzio e altre erbe locali. Indubbiamente, però, fu la Francia a rendere il prodotto famoso, grazie alle distillerie Pernod.