alla corte del Re Sole
Fabio Rizzari

Molti pensano che la musica strumentale ottocentesca sia passionale, vulcanica, di espressività libera e a tratti selvaggia. Parallelamente, la musica barocca è ancora considerata - da qualche melomane superficiale - meccanica, ripetitiva, “graziosa” e leziosa come un carillon; nella migliore delle ipotesi una “divina macchina per cucire” (secondo l’evocativa ma sprezzante definizione che Colette dava dell’opera di Bach). Il Settecento non era forse il secolo degli automi che giocavano a scacchi, dei cronografi elaborati, delle prime macchine complesse?

Rimanendo sempre su un piano di rigorosa generalizzazione, le cose stanno diversamente, anzi proprio all’opposto. Quanto la partitura dell’Ottocento si addensa via via per il numero crescente di indicazioni agogiche e dinamiche (adagio, rallentando, diminuendo, forte, fortissimo, ecc.), di vincoli esecutivi e metronomici, tanto la musica del Seicento e del Settecento si tramanda senza gabbie, senza eccessivo peso del compositore sul musicista. Il quale musicista è libero di usare il testo musicale come traccia, canovaccio per improvvisare e sviare magari anche molto dal testo iniziale. Insomma, non esiste l’Opera con la o maiuscola, cristallizzata in un assetto formale definito in ogni dettaglio, ma una base da rielaborare liberamente. Vivaldi trascrive - un’unica volta - una possibile realizzazione nota per nota di una certa linea di basso, e ci aggiunge il commento ironico “per li coglioni”, cioè per i musicisti incapaci di improvvisare.

Il repertorio barocco è quindi vivo, aperto, a tratti sperimentale. Durante il regno di Luigi XIV a questa libertà espressiva si aggiunge la necessità di stupire, di offrire musica eccentrica e imprevedibile, coerente con la ricercatezza estenuata e capricciosa del Re Sole. Nella Francia di questo periodo musica e vino conoscono la definizione di una nuova forma. La musica si arricchisce di effetti teatrali, di artifici scintillanti, di climi espressivi più chiaroscurali; il vino si raffina, si rende più complesso sia nella tecnica sia nella varietà di gusti e profumi.